percorso a cura di Piero Patteri

Il fisico politicamente più influente di quegli anni era Orso Maria Corbino, senatore e già ministro dell'istruzione. Desideroso di perpetuare e sorattutto innovare le tradizioni della scuola di fisica italiana, individuò in Enrico Fermi colui che poteva esserne il fulcro, unendo alla riconosciuta autorevolezza in campo teorico una notevole capacità e versatilità nell'attività sperimentale. Corbino riuscì a far istituire una cattedra di fisica teorica a Roma, e Fermi la ottenne facilmente dopo i riconoscimenti ottenuti della sua teoria statistica. Accanto a lui raccolse un piccolo gruppo di giovani fisici, di varie e peculiari caratteristiche sperimentali o teoriche (Rasetti, Amaldiicona_minibiografia, Segréicona_minibiografia, Majoranaicona_minibiografia). Un aspetto allora inconsueto era proprio l'idea di un "gruppo di ricercatori" per sfruttare al meglio la complementarietà delle competenze.

scienzapertutti_fermi_ostia_1927Spensierato inizio della Big Science: Fermi (a destra), Persico e Segré
(a sinistra, anche lui premio Nobel, nel 1958 per la scoperta dell'antiprotone) sulla spiaggia di Ostia nel 1927, archivio Dipartimento di Fisica, Università di Roma La Sapienza

Si stava passando dalla ricerca condotta da una cattedra monocratica al lavoro coordinato di gruppi sempre più estesi. La vita professionale di Fermi attraverserà tutta questa evoluzione, che culminerà nella Big Science dei giorni nostri. Dopo la creazione della Scuola di Roma ne sarà protagonista in altre tappe fondamentali, come il progetto Manhattan e la creazione dei grandi laboratori in America ed Europa.

 La fisica italiana nella 2a metà del XIX secolo.