di Amedeo Balbi, in redazione pdn, pl

L’introduzione del meccanismo di Higgs nel modello elettrodebole ha avuto molto successo nello spiegare le proprietà delle particelle osservate nel mondo reale. Fino a poco tempo fa mancava però la prova definitiva della sua validità, ovvero l’osservazione diretta del bosone di Higgs.

Secondo la teoria, il bosone di Higgs deve essere privo di carica elettrica e di spin , ma la sua massa non è prevista in modo preciso. Restando nell’ambito del modello standard sono possibili diversi valori di massa, ma esistono anche estensioni del modello standard in grado di fare previsioni in un intervallo ancora più ampio.

L’osservazione diretta del bosone di Higgs è resa difficile dalla grande energia richiesta per la sua produzione negli acceleratori di particelle, e dal fatto che esso non esiste stabilmente per lunghi intervalli di tempo dal momento della sua creazione.

Nel dicembre 2011 gli esperimenti ATLAS icona_linkesterno e CMS icona_linkesterno, in presa dati all’acceleratore Large Hadron Collider al CERN, il più grande ed avvenieristico progetto di fisica mai realizzato, hanno indipendentemente presentato possibili tracce della presenza di un bosone di Higgs.

Il 4 luglio  2012, dopo aver raccolto ulteriori dati provenienti dall’acceleratore e con un enorme sforzo di analisi che ha coinvolto migliaia di fisici, i due gruppi del CERN hanno confermato l’esistenza di una  particella, ad una massa di circa 126 GeV (per confronto, la massa di un protone è di poco meno di 1 Gev, ovvero oltre cento volte più piccola). Tutte le caratteristiche di questa particella che sono state fino ad ora verificate coincidono con quelle previste per lo sfuggente Bosone di Higgs. La comunità dei fisici è ormai convinta di avere trovato il tassello mancante alla definizione del Modello Standard un nuovo punto di forza della fisica fondamentale. A suggellare l'importanza di tale scoperta è stata l'assegnazione del premio Nobel per la fisica del 2013 stato assegnato all'inglese Peter Higgs e al belga Francois Englert. L'altro autore della formulazione della rottura spontanea di simmetria, l'americano Robert Brout, è deceduto nel 2011.