a cura di Anna Maragno

«Essi avvicinarono gli astri remoti ai nostri occhi»1

Il cielo neolitico in Europa (I): Regno Unito e Francia

Nel mese di gennaio abbiamo osservato il cielo con gli occhi dell’uomo nomade paleolitico. Ora, un passo avanti. La progressiva sedentarizzazione (affermatasi già nel Mesolitico) e la successiva introduzione dell’agricoltura (che segna l’inizio dell’epoca neolitica) aprirono la via ad un nuovo modo di relazionarsi con la volta stellata. L’uomo cominciò a registrare con precisione non solo le posizioni di solstizi ed equinozi, ma anche fenomeni di maggiore complessità quali i lunistizi. Ne danno prova numerose costruzioni megalitiche europee, di cui illustreremo gli esempi più significativi. In questo mese, ci limiteremo ai siti collocati nel Regno Unito e in Francia. La prossima tappa sarà dedicata ad altre aree d’Europa, compresa l’Italia.

 disegno di Anna MaragnoFigura 1. Il sito neolitico di Stonehenge, nel sud-ovest dell’Inghilterra.

 

Dal Paleolitico al Neolitico: dal “cielo dei nomadi” al “cielo degli agricoltori”

Come si è detto nel mese di gennaio, le osservazioni astronomiche degli uomini del Paleolitico (2,5 milioni di anni fa – 10.000 anni fa) seguivano i ritmi imposti dalla loro esistenza nomade, basata sulla caccia e sulla raccolta. In questa tappa ci occuperemo, invece, delle successive epoche del Mesolitico e del Neolitico, nel corso delle quali si consolidarono radicali cambiamenti nello stile di vita, portando a un altrettanto significativo “mutamento” del rapporto degli uomini preistorici con la volta celeste.

Nell’età denominata Mesolitico (10.000 anni fa – 8.000 anni fa), ebbe inizio l’addomesticamento di alcuni animali. Dato che l’allevamento permetteva di assicurare riserve di cibo assai più abbondanti rispetto a quelle offerte dalla caccia, gli spostamenti divennero più rari. Gli uomini tendevano a rimanere nello stesso luogo per un tempo sufficiente a divenire consapevoli dei rapporti fra semina e germinazione dei vegetali. La “rivoluzione” del passaggio all’agricoltura si compì, secondo la tradizione storiografica, dagli 8.000 ai 3.500 anni fa, segnando convenzionalmente l’avvio dell’età neolitica. La stabilità e la sedentarietà permisero agli uomini di riconoscere l’esistenza di uno stretto, seppur misterioso, legame che univa il Sole e la Luna ai cicli biologici dei vegetali e degli animali. Probabilmente i neolitici identificavano nel Sole una potente divinità a cui tutta la Natura obbediva, poiché capace di assicurare la sopravvivenza di ogni essere vivente. Tale credenza sarebbe alla base dell’attestata e ampia diffusione di culti solari in Europa e nel bacino del Mediterraneo.

 I neolitici si dedicarono a sistematiche osservazioni del cielo, soprattutto allo scopo di perfezionare le tecniche di agricoltura e di allevamento. La volta celeste era contemplata da luoghi ben determinati da parte di popolazioni non più nomadi, bensì sedentarie. Il cielo si offriva, dunque, a suggerire intuizioni nuove. L’uomo neolitico giunse a notare come il Sole sorga e tramonti in punti diversi dell’orizzonte a seconda delle stagioni, descrivendo “archi” nel cielo di differente ampiezza. Ma le conoscenze delle popolazioni del Neolitico non si limitarono a questo. Per poter comprendere più in dettaglio le tesi avanzate dagli studiosi di archeoastronomia è necessario soffermarsi brevemente su alcuni concetti teorici concernenti i moti del Sole e della Luna, che passiamo subito a definire.

Punti di levata, di tramonto e lunistizi

I punti di levata e di tramonto del Sole, precisamente ad est e ad ovest agli equinozi, raggiungono i valori massimi a nord-est e nord-ovest al solstizio d’estate, a sud-est e sud-ovest al solstizio d’inverno. Nel dì più lungo dell’anno, corrispondente al solstizio d’estate, il Sole si innalza alla massima altezza rispetto all’orizzonte di un dato luogo; l’opposto accade il dì del solstizio d’inverno.

Per quanto riguarda la Luna, giova sottolineare come, a causa dei suoi complessi moti, accada che, in un dato luogo, ogni 18,6 anni sorga molto a nord, ancor più del punto di levata del Sole al solstizio d’estate. Si dice che la Luna, in quel momento, si trova al lunistizio estremo superiore; il suo punto di levata sull’orizzonte locale è chiamato punto d’arresto superiore. Due settimane più tardi, il nostro satellite si colloca al lunistizio estremo inferiore (a cui corrisponde il punto d’arresto inferiore) e descrive un percorso basso rispetto all’orizzonte. L’effetto dei lunistizi è tanto più evidente quanto più ci si avvicina al Polo Nord terrestre. A latitudini elevate, quindi, in corrispondenza del lunistizio estremo superiore è osservabile la cosiddetta Luna di mezzanotte: in questa occasione, la Luna diventa temporaneamente circumpolare e attraversa l’intero orizzonte a 360° senza mai tramontare.

Una volta fornite le spiegazioni che precedono, non resta che ripetere una cautela già avanzata a proposito dell’età paleolitica. Le nostre conoscenze, anche per quanto concerne il Neolitico, sono affidate esclusivamente ai ritrovamenti archeologici. Siamo in grado di renderci conto della raffinatezza dei calcoli e delle riflessioni astronomiche sviluppate in questa epoca grazie allo studio di numerosi siti megalitici, ma è bene precisare che nessuna conclusione ricavabile da tali fonti materiali può essere considerata completamente sicura. Sono comunque numerosi i siti archeologici che gli studiosi connettono, con ragionevole verosimiglianza, a evolute pratiche di osservazioni astronomiche. In questa tappa, come annunciato, consideriamo alcuni tra i più significativi monumenti megalitici del Regno Unito e della Francia.

Un “calendario lunisolare” mesolitico?

Tra i siti più antichi, risalenti al Mesolitico, è di particolare interesse quello di Warren Field (nell’Aberdeenshire, Scozia nord-orientale). Databile all’8.000 a. C. e scoperto solo nel 2004, ospita un monumentale “calendario” composto da 12 buche nel terreno orientate a sud-est, in particolare verso il punto di levata del Sole al solstizio d’inverno. Secondo un’opinione condivisa, la complessa struttura potrebbe rappresentare un tentativo di tenere traccia dello scorrere del tempo sulla base del susseguirsi delle lunazioni (o mesi sinodici), raccordandolo con l’avvicendarsi delle stagioni. L’introduzione dell’agricoltura aveva infatti reso necessario correggere la misurazione del tempo – fino a quel momento forse scandita esclusivamente dalle fasi lunari – con il ritmo delle stagioni dettato dal Sole (rimandiamo alle riflessioni già svolte nel percorso «Horas doceo. Storia della misurazione del tempo»).

Sogno di un’alba di mezz’estate. Il sito di Stonehenge

Il complesso di Stonehenge è forse il più celebre tra tutti i monumenti megalitici. Sorge a pochi chilometri da Salisbury, nell’Inghilterra sud-occidentale, ed è composto da decine di pietre di grandi dimensioni poste lungo cerchi concentrici. Alcune appaiono sormontate da architravi (la parola Stonehenge significa proprio “pietra sospesa”) posti ad un’altezza che, in alcuni casi, raggiunge gli 8 metri: tali strutture sono note con il nome di triliti. L’intero processo di costruzione, che conobbe diversi stadi, è collocabile fra il 3.000 e il 1.600 a. C.

Il sito di Stonehenge è avvolto nel mistero. Le diverse ipotesi relative agli scopi del complesso restano - allo stato attuale delle conoscenze - tutte verosimili. Stonehenge era, probabilmente, un tempio dedicato al dio Sole, attorniato, nell’ultima fase, da tumuli tombali. La disposizione dei blocchi di pietra suggerisce, inoltre, che nel sito avessero luogo osservazioni astronomiche di ragguardevole precisione. Ciò non può sorprendere: come è noto, nell’antichità più remota la dimensione “scientifica” non era nettamente distinguibile da quella sacrale. Appare certo, comunque, che l’asse principale della struttura sia rivolto al sorgere del Sole nel dì del solstizio estivo. Le tesi avanzate in dottrina circa le conoscenze astronomiche dei costruttori di Stonehenge sono molteplici e non sempre concordi. Dopo alcune intuizioni sviluppate già nei primi anni del Novecento, grande impulso al dibattito fu dato dalla riflessione condotta da Gerald Hawkins negli anni Sessanta. In questa sede ci limitiamo a segnalare che, secondo l’opinione di numerosi studiosi, i costruttori avrebbero progettato una struttura orientata alle diverse posizioni assunte dal Sole in occasione dei solstizi e degli equinozi. Si è ipotizzata anche la presenza di allineamenti con le posizioni della Luna e persino con quelle di alcuni pianeti. Non appare da escludere neppure l’idea che il sito costituisse un calendario per la previsione delle eclissi di Sole e di Luna.

Stonehenge non è un caso isolato. Altri siti megalitici, pressoché coevi, si trovano disseminati in una vasta area che spazia, lungo l’Atlantico, dall’Africa nord-occidentale, al Portogallo, alla Spagna, alla Francia e, in particolar modo, al Regno Unito. Molte costruzioni megalitiche appaiono disposte in direzione dei solstizi: in alcuni casi di quello invernale, in altri di quello estivo.

«Dilegua, o notte!». Il tumulo di Newgrange

Il tumulo di Newgrange (in gaelico irlandese, Sí an Bhrú), situato nella contea di Meath (Irlanda centro-orientale), è una struttura interrata del diametro di 76 metri, databile al 3.200 a. C. Si tratta di una tomba a galleria, caratterizzata da un lungo corridoio che conduce ad una camera a pianta cruciforme. Il sito presenta numerosi esempi di incisioni rupestri, raffiguranti caprioli, spirali, cerchi, archi, linee parallele, losanghe e altri motivi geometrici.

disegno di Anna Maragno

Figura 2. II tumulo di Newgrange visto dall’alto: l’entrata principale è ben visibile al centro.

Al sorgere del Sole nel dì del solstizio invernale, i primi raggi dell’astro illuminano la pietra d’ingresso, che reca incisioni di triple spirali. Man mano che l’astro si innalza, i raggi varcano l’entrata, attraversano il buio corridoio e si posano su una pietra posta nel fondo della camera sepolcrale (Figure 3 e 4). La tomba è illuminata per 17 minuti, poi ritorna nel buio fino all’alba del solstizio d’inverno successivo. Gli studiosi non sono ancora in grado di precisare quali significati religiosi fossero attribuiti alle palesi connessioni tra la struttura dell’edificio e il fenomeno del solstizio, ma ciò che appare indubitabile è la capacità dei costruttori di svolgere calcoli astronomici di estrema precisione.

tumulo di Newgrange, disegno di Anna Maragno

Figura 3. Sezione del tumulo di Newgrange al sorgere del Sole il dì del solstizio d’inverno.

tumulo di Newgrange, disegno di Anna Maragno

Figura 4.  I primi raggi del Sole del solstizio d’inverno illuminano la stanza interna del tumulo di Newgrange 

Il tumulo di Newgrange è parte del complesso neolitico denominato Brú na Bóinne. Il sito comprende altresì le strutture di Knowth e di Dowth (Cnóbha e Dubhadh in gaelico scozzese): anche qui, alcuni elementi architettonici appaiono allineati a precise posizioni assunte dal Sole nel corso dell’anno.

Degno di nota è inoltre il cromlech (dal bretone “pietra curva”) di Drombeg (conosciuto anche come “L’Altare del Druido”), nella contea di Cork, orientato nella direzione del tramonto del Sole al solstizio d’inverno.

Nella stessa contea si erge il cromlech di Bohonagh. Il suo portale è composto da due pietre disposte radialmente; l’asse che congiunge queste ultime alla pietra assiale sul lato ovest punta in direzione del tramonto nei giorni degli equinozi. 

La Signora delle Brughiere a Callanish e altri complessi megalitici del Regno Unito  

Sul versante ovest dell’isola di Lewis e Harris, nell’arcipelago delle Ebridi Esterne (Scozia), si trova la costruzione megalitica di Callanish (Calanais in gaelico scozzese). Diverse ipotesi sono state avanzate circa l’epoca della sua realizzazione, comunque da collocarsi nel tardo Neolitico (forse intorno al 3.000 a.C.), con successivi interventi in piena Età del bronzo (fino al 1.500 a.C.).

La struttura si compone di un cerchio centrale di circa 13 metri di diametro, composto da 13 pietre in “gneiss di Lewis” di forma sottile, che sfiorano, al più, i 5 metri di altezza. All’interno del cerchio, accanto ad un grande menhir, è stata scoperta una tomba a camera; secondo studi recenti, quest’ultima sembrerebbe di epoca più tarda rispetto al resto della costruzione. Dal cerchio si diramano quattro allineamenti di menhir (tre singoli e uno doppio) che conferiscono all’intera costruzione un’approssimativa forma di croce (Figura 5). Il doppio allineamento di menhir si presenta come un vero e proprio “viale” ed è, per questa ragione, denominato “Avenue”. Misura quasi 100 metri ed è orientato all'incirca verso nord.

plan of Callanish stones, public domain

Figura 5. Schema che illustra la disposizione delle pietre del complesso di Callanish.

Già nella seconda metà del XIX secolo si era intuito che la struttura del sito di Callanish rispondeva a particolari orientamenti astronomici. Di questi aspetti si interessò, tra gli altri, anche l’ammiraglio Boyle T. Somerville. Nel 1912 egli rilevò importanti allineamenti di alcune parti della struttura con le posizioni di diversi oggetti celesti, ad esempio in direzione il tramonto del Sole agli equinozi oppure verso il punto d’arresto superiore della Luna (che ricorre, come si è detto, ogni 18,6 anni). Somerville individuò, inoltre, altri probabili allineamenti alla levata di Capella e delle Pleiadi. A questo proposito, si deve ricordare che la precessione degli equinozi, nel corso dei secoli, fa sì che le stelle osservabili in una data località non siano sempre le stesse: dunque, gli allineamenti stellari devono sempre essere riferiti ad una determinata epoca. Ebbene, in questo caso, Somerville calcolò che le orientazioni alla levata di Capella e a quella delle Pleiadi sono da riferirsi al 1.800 a.C. – 1.750 a.C.

Negli anni Sessanta, Gerald Hawkins, che già aveva utilizzato per primo un calcolatore elettronico nei suoi studi concernenti Stonehenge, applicò le stesse metodologie al sito di Callanish, riconoscendo, in diversi megaliti, allineamenti riferiti sia all’alba e al tramonto del Sole agli equinozi e ai solstizi, sia al sorgere della Luna al solstizio d’inverno e al tramonto della Luna piena più prossima al solstizio d’estate. Successivamente, altri studiosi, fra cui Alexander Thom, confermarono tali allineamenti.

Inoltre, grazie alla sua latitudine elevata, Callanish si qualifica come luogo adatto all’osservazione degli effetti dei lunistizi. Si è osservato che alcune pietre del sito appaiono orientate al punto d’arresto superiore della Luna quando, in occasione di tali fenomeni, il satellite traccia un arco molto alto nel cielo. Più in dettaglio, agli occhi di un osservatore collocato nel sito di Callanish, la Luna, in corrispondenza di tale evento, sembra sorgere da una collina denominata Cailleach na Monteach in gaelico scozzese (ossia, “la Vecchia Signora delle Brughiere”), così battezzata in quanto il suo profilo ricorda quello di una donna sdraiata che dorme. La Luna, poi, sale fino a “toccare” due delle pietre del sito, tramontando infine nello spazio tra le due. Due settimane più tardi, la Luna si trova al punto d’arresto inferiore: a Callanish descrive un percorso talmente basso da non superare i 2° 10’ di altezza, “strisciando” lungo l’orizzonte e apparendo molto più grande. Per molti studiosi, è verosimile che Callanish rappresenti un tempio lunare di 5.000 anni fa, i cui riti erano connessi all’osservazione di questo singolare fenomeno.

I cieli delle Ebridi Esterne, oltre a rappresentare ancora oggi un luogo di osservazione privilegiato della volta celeste, si colorano di aurore boreali nei mesi invernali: un tale spettacolo doveva avere un enorme impatto sugli uomini dell’epoca, spingendoli ad approfondire le loro conoscenze astronomiche.

Megalitico Callanish, disegno di Anna Maragno

Figura 6. Un’aurora boreale illumina cielo sopra il sito megalitico di Callanish (Ebridi Esterne). 

Spostandoci dalle Ebridi Esterne alle Isole Orcadi, Mainland (l’isola più grande dell’arcipelago) ospita l’anello di Brogar, un insieme di pietre disposte in un cerchio dal raggio di 51,8 metri. Anche questo sito presenta significativi allineamenti astronomici.

Ad una latitudine di poco superiore, nelle Isole Shetland, si trovano monumenti con caratteristiche simili, analizzate in dettaglio da Alexander Thom e Robert L. Merritt. A rendere unico il sito di Unst, l’isola più settentrionale dell’arcipelago, è la sua privilegiata posizione per osservare la Luna di mezzanotte, fenomeno (come si è detto) legato al punto d’arresto superiore del nostro satellite. Soltanto dalle regioni più vicine al Polo Nord terrestre è visibile tale effetto, grazie al quale la Luna diventa temporaneamente circumpolare. Secondo Thom e Merritt, il menhir denominato Bordastubble, che si erge ad Unst, presso la località di Lund, parrebbe mostrare orientamenti non solo solstiziali ed equinoziali, ma anche riferibili al punto d’arresto inferiore della Luna. Osservare la Luna di mezzanotte dal sito di Unst doveva trattarsi di un’esperienza che suscitava negli spettatori, oltre alla meraviglia, importanti associazioni. Thom e Merritt ritengono, ad esempio, del tutto verosimile che l’osservazione dell’evento di una Luna circumpolare possa aver generato negli uomini di quell’epoca l’idea della sfericità della Terra.

Il menhir di Bordastubble, attribution: Mike Pennington / Standing stone at Lund / CC BY-SA 2.0

Figura 7. Il menhir di Bordastubble, ad Unst, dal quale è osservabile la Luna di mezzanotte.

Thom e Merritt hanno inoltre rilevato che il punto d’arresto inferiore della Luna appare una delle principali direzioni (insieme ad alcune posizioni assunte dal Sole nel dì del solstizio invernale) verso la quale risultano orientate alcune delle Giant Stones. Anche queste sono collocate nelle Shetland, più precisamente nell’Isola Mainland: si tratta, tuttavia, di una posizione più meridionale rispetto ad Unst, dalla quale non è visibile la Luna di mezzanotte.

Non possiamo, in questa sede, soffermarci a descrivere, neppure brevemente, tutti gli altri siti megalitici del Regno Unito. Ci basti citare, nella sola Scozia, Kintraw e Ballchro (probabili osservatori solstiziali); notevoli sono, ancora, i siti di Myd Clyth, dalla caratteristica pianta a ventaglio, e di Temple Wood, entrambi verosimili osservatori lunari.

La Roccia delle Fate. Siti megalitici in Francia

Anche la Francia presenta un elevato numero di costruzioni megalitiche.

Il sito di Carnac, presso l’omonima località in Bretagna, conta più di 2.700 menhir di diverse forme, eretti approssimativamente 6.000 anni fa. La disposizione dei blocchi risponde a specifiche direzioni solstiziali ed equinoziali; secondo Thom e altri studiosi, inoltre, Carnac potrebbe essere stato utilizzato come osservatorio lunare.

disegno di Anna Maragno

Figura 8. Allineamenti di menhir a Carnac, in Bretagna.  

Ancora in Bretagna, sull’isola di Gavrinis nel golfo di Morbihan, si trova il più lungo dolmen della Francia, databile a 5.500 anni fa. Il dolmen presenta una lunghezza di 16 metri e funge da corridoio verso una camera sepolcrale. L’intera struttura è denominata cairn di Gavrinis. Il dolmen-corridoio è rivolto nella direzione in cui sorge il Sole il dì del solstizio invernale; le sue pareti interne sono decorate con diverse incisioni, tra cui spirali singole e doppie (queste ultime, forse, a simboleggiare il moto apparente del Sole in un anno), cerchi, archi concentrici e molti altri segni. Il primo raggio del Sole del solstizio invernale penetra attraverso l’entrata del dolmen, illuminando le decorazioni. La presenza delle spirali e l’allineamento con il punto di levata del Sole al solstizio d’inverno rappresentano significative analogie tra il sito di Gavrinis e quello di Newgrange (benché il primo sia più antico del secondo di circa 300 anni).

Nel medesimo golfo di Morbihan, presso la località di Locmariaquer, è visibile il Grand Menhir Brisé, megalite risalente a 6.500 anni fa, alto più di 20 metri e di peso superiore alle 300 tonnellate. Oggi giace al suolo, spezzato in quattro parti; probabilmente costituiva il blocco di dimensioni maggiori di un allineamento di 19 pietre, andato distrutto, con funzioni di osservatorio lunare.

Non possiamo nominare, qui, tutti i complessi megalitici francesi connessi a particolari fenomeni astronomici. Fra gli altri, ancora in area bretone, menzioniamo la Roche aux Fées, ossia la “Roccia delle Fate” (così chiamata perché, secondo una leggenda locale, il trasporto delle pietre e l’erezione della struttura sarebbero da attribuire all’opera delle fate). Si tratta di un dolmen situato a Rennes, il cui asse è rivolto verso il punto di levata del Sole al solstizio d’inverno.

 

Roche aux fées, Sémhur, CC BY-SA 3.0 <http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/>, via Wikimedia Commons

Figura 9. La “Roche aux fées”, dolmen databile al 3.000 – 2.500 a.C.

Anche la Corsica è ricca di complessi megalitici, con ogni probabilità rilevanti per l’archeoastronomia. Gli studiosi Edoardo Proverbio e Pino Calledda hanno dedicato particolare attenzione ad alcuni allineamenti di dolmen presenti nella regione meridionale dell’isola. È stato così notato come, fra i molti siti di interesse, quello di Fontanaccia sia rivolto in direzione dell’alba del solstizio invernale. Altri complessi risultano allineati a specifiche posizioni assunte da diverse stelle: il sito di Renaggiu appare allineato a Betelgeuse, quello di Ciutulaghia ad Alpha Centauri, quelli di Cruci I e II ad Alpha Crucis e quelli di Cardiccia, di Bizzicu Rosu e di Monte Rotondu a Myia (Alpha Muscae). Tali allineamenti risultano ottimali se riferiti al cielo corso nell’intervallo temporale compreso tra 4.800 e 3.000 anni fa.

Max Berger, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

Figura 10. Il sito megalitico di Renaggiu, in Corsica.

 

Testi e disegni originali di Anna Maragno. Non riprodurre senza autorizzazione.



Note

1. Ov. fast. 1,305: Admovere oculis distantia sidera nostris (in altre edizioni si preferisce la lezione mentis anziché nostris).  

Fonti delle immagini

Figura 1: disegno originale di Anna Maragno, non riprodurre senza autorizzazione.

Figura 2: disegno originale di Anna Maragno, non riprodurre senza autorizzazione.

Figura 3: disegno originale di Anna Maragno, non riprodurre senza autorizzazione.

Figura 4: disegno originale di Anna Maragno, non riprodurre senza autorizzazione.

Figura 5: Immagine public domain al link https://it.wikipedia.org/wiki/File:Plan_of_the_Callanish_Stones.png, corretta e aggiornata a partire da un disegno di Henry James presente in  Rude Stone Monuments in All Countries: Their Age and Uses, p. 259.

Figura 6: disegno originale di Anna Maragno, non riprodurre senza autorizzazione.

Figura 7: Mike Pennington / Standing stone at Lund / CC BY-SA 2.0 al link
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Standing_stone_at_Lund_-_geograph.org.uk_-_1182332.jpg

Figura 8: disegno originale di Anna Maragno, non riprodurre senza autorizzazione.

Figura 9: Sémhur, CC BY-SA 3.0 <http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/ >, via Wikimedia Commons al link
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:LaRocheAuxFees_Dolmen.jpg

Figura 10: Max Berger, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons al link
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Stone_row_rinaghju_01.jpg



Bibliografia e consigli di lettura

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