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Fisico, matematico, chimico e filosofo, Ampere fece importanti studi nei campi della matematica e delle probabilità, della geometria e del calcolo delle variazioni, ed è autore di teorie fondamentali nel campo dell'elettrodinamica. Dall'elenco dei suoi interessi si può notare quale ingegno versatile si celasse dietro le apparenze dell'uomo timido e introverso che le biografie ufficiali ci hanno consegnato. In realtà, pur possedendo senz'altro un carattere complesso e contraddittorio, si trattava di un autodidatta severo con se stesso e dalla ferrea disciplina. Nato nel 1775 a Polémieux-au-Mont-d'Or (Lione), da una famiglia borghese e religiosissima, da ragazzo è vittima di scherzi impietosi per la sua goffaggine, dovuta ad una grave ferita riportata tempo prima ad un braccio. Le sue inclinazioni caratteriali, poi, lo portano ad attraversare momenti di ottimismo sfrenato accanto ad altri di nera disperazione. Il padre, coinvolto nel movimento rivoluzionario francese, viene ghigliottinato dalla Restaurazione. Questo tragico avvenimento porta solo conseguenze negative sul suo carattere già provato, come è facile immaginare. Anche il suo matrimonio, avvenuto nel 1797, gli procura solo dispiaceri. Nonostante queste vicessitudini familiari, Andrè dimostra in realtà di avere, come già detto, una grande capacità di concentrazione e di lavoro, dedicandosi con passione alla filosofia, alla letteratura, alla poesia, alla musica, alle scienze naturali e, soprattutto, alla matematica, materia per la quale aveva indubbiamente attitudini superiori. Basti pensare che a soli tredici anni compose, proprio come Pascal, un trattato sulle sezioni coniche... Nel 1801 viene nominato professore di fisica a Bourg e solo 1802, con una velocità sorprendente, compone le sue considerazioni sulla teoria matematica del gioco, ingegnosa applicazione del calcolo delle probabilità. Il lavoro gli valse una cattedra al collegio di Lione e, più tardi, nel 1805, un posto di "ripetitore" di analisi matematica alla scuola politecnica. Da allora, si stabilisce definitivamente a Parigi, dove intraprende la carriera dell'insegnamento superiore. Il suo lavoro e i suoi studi lo portano successivamente all'invenzione del primo galvanometro, del primo telegrafo elettrico e, con lo scienziato Arago, dell'elettrocalamita. Fra le sue invenzioni si deve anche obbligatoriamente citare la "Bilancia di Ampère" che serviva per studiare accuratamente le forze che si esercitano tra due conduttori percorsi da corrente e il modo da cui esse dipendono dalla distanza dei conduttori, dalla loro posizione reciproca e dall'intensità di corrente. Fra il 1820 ed il 1827, si dedica all'elettricità ed al magnetismo: i suoi studi vertono soprattutto sulle azioni reciproche delle correnti elettriche, tanto che Ampère è considerato come il fondatore della elettrodinamica, termine, fra l'altro, coniato proprio da lui. Le teorie di Ampère, però, incontrano lo scetticismo di alcuni scienziati suoi contemporanei: solo 30 anni più tardi verranno pienamente riconosciute da studiosi come W.Thomson e Lord Kelvin.

Queste scoperte sono esposte nella celebre memoria del 1826: "Sulla teoria matematica dei fenomeni elettrodinamici dedotta unicamente dall'esperienza". Ampère qui sostiene la riducibilità dei fenomeni magnetici a fenomeni elettrici, confutando la teoria dei "vortici" di Oersted, e cercando di considerare l'elettrodinamica come una materia avente un contenuto empirico facilmente controllabile e, nello stesso tempo, assoggettabile ad una evoluta matematizzazione. La teoria verrà poi sviluppata e perfezionata dal matematico polacco H.Grassmann e da W.E.Weber; il grande J.C.Maxwell, invece, definirà Ampère come il "Newton dell'elettricità". Sul finire della sua esistenza, al gravoso impegno dei suoi studi, aggiunge, per necessità economiche (le difficoltà finanziarie caratterizzarono purtroppo tutta la sua esistenza), numerosi incarichi di insegnamento ed amministrativi, che logorano profondamente il suo già debole fisico. Uno dei più geniali scienziati di quei tempi, muore il 10 giugno 1836, a sessantuno anni, a Marsiglia dove sta ricoprendo l'incarico di esaminatore all'università, per un'infezione polmonare trascurata. In suo onore è detta ampere (A) l'unità di misura dell'intensità di corrente elettrica.

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