Biografia estratta da http://www.ildiogene.it

Avicenna, nome latinizzato di Ibn-Sina, (980-1037) fu il maggior pensatore della scuola di Bagdad. Fin da bambino si distinse per la sua prodigiosa memoria (a 10 anni sapeva già il Corano a memoria). A tredici anni iniziò a studiare medicina e a sedici curava già i primi pazienti. Fece carriera politica, raggiungendo la carica di visir e fu un noto medico. Le sue dottrine filosofiche, influenzate da Aristotele, Plotino ed Al-Farabi, sono espresse ne II libro della guarigione. In ogni ente si possono distinguere l'essenza, che è l'identità dell'ente stesso espressa da un concetto, e l'essere, indicante l'esistenza dell'ente. Nel mondo nulla esiste in modo necessario, poiché l'esistenza è indifferente a questa o a quella essenza: perciò se niente è necessario, niente si è fatto da solo.

Il mondo necessita perciò di una causa prima che dia esistenza a tutto ciò che è, e questa causa prima è Dio. Dio è uno e semplice, in lui infatti essenza ed essere sono la medesima cosa, ed è anche eterno, esistendo da sempre e per sempre. In quanto prodotto da un Dio eterno, anche il mondo è eterno. La creazione è un'emanazione di Dio, da Dio procede una serie di intelligenze motrici, di tipo neoplatonco. L'ultima di tali intelligenze motrici è l'intelletto attivo, separato, immateriale ed indistruttibile, il quale regge il mondo, presiede al processo della conoscenza ed emana le anime umane.

L'intelletto possibile (potenziale) è l'anima razionale umana (necessitante di un corpo per sussistere) ed è grazie allo sporadico contatto che questo ha con l'intelletto attivo, da cui riceve i princìpi della ragione, che questa può assurgere alla conoscenza. Gli universali esistono in Dio come idee, nelle cose come forme sostanziali, nell'uomo sotto forma di concetti ricavati per astrazione dall'esperienza. L'anima individuale non può essere immortale, poiché con la morte del corpo l'intelletto possibile torna all'intelletto attivo, pur conservando una certa individualità.

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