ESA astronaut Paolo Nespoli inside the Station's Quest Airlock during the STS-120 mission to the International Space Station (ISS).  NASAIn un futuro sarà possibile "creare" la gravità in modo tali da poter costruire colonie spaziali senza che gli astronauti rischino problemi di osteoporosi?

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Caro Webnauta, il tuo dubbio è ben fondato: l’osteoporosi degli astronauti costituisce infatti uno degli ostacoli ancora insoluti al progresso dei programmi spaziali.

A causa dell’assenza di gravità icona_glossario , lo scheletro di un astronauta è sottoposto a sollecitazioni diverse rispetto a quelle che subisce sulla superfice terrestre. Non essendo necessario contrastare la forza di gravità, il nostro corpo e i muscoli rimangono inattivi e il calcio icona_linkesterno , anziché depositarsi nelle ossa, viene eliminato dall’apparato urinario. Le ossa si assottigliano, dando origine ad osteoporosi (lo stesso fenomeno che si verifica nelle donne in menopausa) ed aumentando le probabilità di sviluppare calcoli renali. L’inattività si ripercuote anche sui muscoli, che tendono a perdere massa.

A riguardo, si sono intrapresi programmi di studio comuni tra osteoporosi spaziale e quella terrestre, anche se le due sembrano presentare sostanziali differenze. Ad esempio, mentre l’assunzione regolare di integratori di calcio è in grado di prevenire sensibilmente la perdita di massa ossea sulle donne in menopausa, ciò non si verifica negli esperimenti condotti sugli astronauti. In altre sperimentazioni effettuate su volontari sani (“terranauti”) obbligati a rimanere a letto per diversi mesi onde simulare condizioni di inattività, si è evidenziato come la perdita di massa ossea non possa essere arrestata nemmeno con programmi intensivi di esercizio fisico in posizione supina. L’evidenza è che allo stato attuale qualunque tentativo di limitare la perdita di massa ossea nello spazio si è rivelato fallimentare. Per questa ragione le diverse agenzie spaziali sono fortemente impegnate nel campo dell’osteoporosi spaziale e la speranza è che le sinergie generate da questa ricerca si ripercuotano positivamente anche sul problema ben più popolare e comune dell’osteoporosi terrestre.

 

Paolo Lenisa, fisico

ultimo aggiornamento Novembre 2014