esperimento muon g-2 al fermilab

Recentemente l'esperimento del FERMILAB Muon g−2 ha confermato i risultati di un precedente esperimento sui muoni effettuato al Brookhaven National Laboratory, facendo intravedere la possibilità di una nuova fisica. 
La domanda è questa, per cosa sta "g-2" nel nome dell'esperimento?

a. La carica del muone;
b. Il momento magnetico anomalo del muone;
c. Lo spin del muone;
d. Nessuna delle risposte precendenti.
 
Motivare la risposta.
 
**I più veloci a rispondere alla domanda di maggio sono stati Noemi di Belpasso e Giovanni da Siena.**
 
La risposta corretta è la b.
Come gli elettroni, anche i muoni sono dotati di spin e possiedono un momento magnetico, ovvero producono un campo magnetico del tutto analogo a quello di un ago di bussola. All'interno dell'anello di Muon g-2, il momento magnetico dei muoni acquista un moto di precessione attorno alla direzione del campo magnetico, analogo a quello di una trottola in rotazione. L'esperimento misura con altissima precisione la frequenza di questo moto di precessione dei muoni. Il Modello Standard prevede che per ogni particella il valore del momento magnetico sia proporzionale a un certo numero, detto "fattore giromagnetico g", e che il suo valore sia leggermente diverso da 2, da qui il nome "g-2" o "anomalia giromagnetica". Il risultato di Muon g-2 evidenzia una differenza tra il valore misurato di "g-2" per i muoni e quello previsto dal Modello Standard, la cui previsione si basa sul calcolo delle interazioni dei muoni con particelle "virtuali" che si formano e si annichilano continuamente nel vuoto che li circonda. La discrepanza tra il risultato sperimentale e il calcolo teorico potrebbe quindi essere dovuta a particelle e interazioni sconosciute di cui il Modello Standard non tiene conto. Con il risultato ottenuto grazie al primo set di dati raccolti da Muon g-2, l'esperimento ha quindi compiuto un importante passo verso la possibile dell'esistenza di fenomeni di nuova fisica.