di Marco Casolino, in redazione: pp
La presenza di una gran quantità di materia invisibile ai telescopi è stata dunque provata studiando la sua interazione gravitazionale nelle galassie e tra le galassie, ma la reale natura di questa elusiva particella (se di particella si tratta) è ancora sconosciuta. La caccia alla materia oscura si svolge su tre diversi campi con modalità molto diverse:
1. Produzione diretta con acceleratori di particelle
Il Large Hadron Collider, sito presso i laboratori del CERN, al confine tra la Francia e la Svizzera cerca di ricreare le condizioni presenti nei primi istanti del Big Bang producendo artificialmente particelle supersimmetriche facendo collidere materia ordinaria nei fasci di acceleratori di particelle. Per ora non sono ancora state osservate nuove particelle e la ricerca continua.
Figura 4.1. Rappresentazione schematica degli esperimenti su LHC al CERN. Questi rivelatori, progettati per rivelare principalmente la produzione del bosone di Higgs nelle collisioni protone-protone, ricercano anche altre particelle non-standard .
2. Ricerca indiretta nello spazio
Se la materia oscura è costituta da neutralini, la più leggera delle particelle ipotizzate nelle teorie supersimmetriche, questi - seppur stabili – possono annichilirsi urtando tra di loro. Dallo studio dei frammenti nei raggi cosmici è possibile risalire alla massa ed al tipo di neutralino.
Secondo queste ipotesi il neutralino è stabile e non può decadere. Può tuttavia annichilirsi con sè stesso, producendo eccessi di particelle secondarie nei raggi cosmici, ad esempio positroni, antiprotoni o raggi gamma.
Figura 4.2 Il neutralino, particella supersimmetrica più leggera delle teorie supersimmetriche è un possibile candidato per spiegare la presenza di materia oscura.
Figura 4.3 AMS (Alpha Magnetic Spectrometer) esperimento sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) progettato per cercare l’antimateria primordiale
3. Rivelazione diretta in laboratori sotterranei
Come già accennato, la materia oscura è tale perchè non risente delle forze elettromagnetica e nucleare forte. Può però interagire con i nostri apparati secondo la forza nucleare debole, che - come suggerisce il termine - si traduce in una bassa probabilità di interazione, richiedendo grandi rivelatori e lunghi tempi di osservazione per poter estrarre un segnale significativo. Le metodologie di studio sono molteplici e si basano sull’utilizzo di rivelatori ultrapuri in un ambiente in cui il “rumore” della radioattività ambientale, dei raggi cosmici e dei segnali spuri sia stato ridotto il più possibile.
Esperiemento Dark-Side50 situato nella Sala C dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'INFN