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A distanza di oltre 18 anni dal disastro di Chernobyl qual è la situazione dei residui radioattivi nel nostro territorio interessato dal fallout? C’è ancora traccia di radioattività, oppure si è tutta dissolta? (Giorgio)(2051) |
Il giorno 26 aprile 1986 alle ore 1:23 accade un incidente all’unità 4 della centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina (URSS), che portò alla distruzione del nocciolo del reattore nonchè alla distruzione dell’edificio che lo ospitava. Una larga parte di materiale proveniente dal nocciolo fu rilasciato nell’ambiente circostante. I materiali espulsi, altamente radioattivi e incandescenti, provocarono incendi con conseguente rilascio in aria di materiale radioattivo. Di questo materiale una larga parte fu emessa sotto forma di gassosa e di polvere. Questa parte fu trasportata dalle correnti in quota verso altri territori inclusi quelli italiani. Allo scopo di capire meglio, vengono riportati nella tabella 1 i diversi prodotti radioattivi che si formano in una centrale nucleare, divisi fra prodotti di fissione e quelli di attivazione . Va notato che accanto ai nomi vengono indicati anche i tempi di dimezzamento [37] (il tempo di dimezzamento è il tempo necessario affinchè il numero di atomi radioattivi di una specie fisica diventi la metà).
Nella tabella 2 sono invece riportati i radionuclidi trovati in aria, al suolo e nelle varie matrici subito dopo l’incidente. Accanto ai nomi viene sempre riportato il tempo di dimezzamento che come vedremo è il parametro fisico che ci permette di fare previsioni. È del tutto evidente che i radionuclidi ancora presenti sono quelli il cui tempo di dimezzamento è superiore a qualche anno. Prendendo ad esempio l’Antimonio 125 il cui tempo di dimezzamento è 1008.1 d cioè poco meno di tre anni (2.76 a).
A distanza di oltre 2 decenni dall'incidente, il numero di atomi iniziali si è dimezzato più di sei volte e l’intensità iniziale si è ridotta all’1% di quella iniziale. È evidente che seguitano a circolare tutti quei radionuclidi a vita media sufficientemente lunga: principalmente il Cs 137 e lo Sr 90 , che fra l’altro sono anche i più abbondanti. . Il nostro web-nauta può trovare una comparazione delle misure effettuate subito dopo l'incidente e recentemente nei dati forniti dall’'Istituto di ricerche e sicurezza nucleare francese . Vale la pena comunque ricordare che i valori di concentrazione in aria, in acqua e in matrici alimentari nel nostro territorio non furono mai stati elevati da destare preoccupazioni sostanziali, nè tantomeno lo sono oggi. Adolfo Esposito – Fisico |
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