Il termine "scienza pura" non è formalmente codificato, e dunque questa risposta rappresenta una proposta più che una definizione universale. Innanzitutto credo sia opportuno parlare di ricerca pura, piuttosto che di scienza pura. Questo perché la purezza caratterizza l'intento (la ricerca) prima ancora che il risultato [30] (la scienza). Facendo così possiamo evitare l'obbiezione che buone idee possono essere male usate. Inoltre credo sia utile non associare valore etico al termine "puro". La purezza della ricerca non va legata al suo essere indirizzata verso fini buoni o malvagi. Detto questo, ricerca pura indica secondo me lo sforzo di comprendere i meccanismi alla base dei fenomeni naturali e delle loro astrazioni matematiche. Questo sforzo prescinde da secondi obiettivi, quali l'anticipazione di una utilizzazione pratica, in qualsivoglia contesto, della conoscenza così acquisita.
L'esistenza oggi di ricerca pura è non solo una possibilità, ma una realtà. Pura è senz'altro la ricerca (e la scienza che ne risulta) svolta dai fisici delle particelle elementari e dai cosmologi, che ereditano dagli antichi filosofi naturali il compito di rispondere a domande sull'origine ed il funzionamento dell'Universo e sul suo destino. Puri sono senz'altro molti campi della matematica [121], dove lo studio delle proprietà dei numeri e degli oggetti geometrici da luogo ad osservazioni scientifiche [149] indipendenti da intenti o pregiudizi dei ricercatori che le ottengono.
È giusto dedicare risorse alla ricerca pura? Parlo genericamente di risorse, e non solo di milioni di euro come il nostro web-nauta, perchè l'aspetto più importante del costo della ricerca secondo me non è quello finanziario, ma quello umano. Uno scienziato impegnato nella ricerca pura potrebbe infatti dedicare la sua creatività nel campo della ricerca applicata. È giusto pensare a come scoprire il il bosone Higgs invece di pensare a come combattere il cancro? L'intelligenza degli scienziati più brillanti non si crea o alimenta con i soldi, è una dote naturale, e dunque più preziosa dei soldi necessari per la sua ricerca.
La risposta a questa domanda secondo me è senz'altro positiva. Le maggiori scoperte dell'umanità non sono state generate attraverso programmi di ricerca dedicati a realizzare quelle scoperte, ma sono state il frutto di ricerca pura, nella definizione data sopra. È questo il caso dell'elettricità, della forza del vapore, della chimica, della penicillina, e così via. In nessuno di questi casi gli scienziati coinvolti sarebbero stati capaci di prevedere le conseguenze della loro ricerca, erano semplicemente interessati ad esplorare interessanti fenomeni naturali (fenomeni elettrici o termodinamici, reazioni fra composti naturali o biologici). La meccanica quantistica, che ha la sua origine nell'incapacità della meccanica classica di spiegare fenomeni osservati a cavallo del XIX - XX secolo, ha permesso lo sviluppo di dispositivi senza i quali la vita odierna sarebbe impossibile. La ricerca di rivelatori capaci di studiare il mondo della fisica delle particelle ha portato all'invenzione di strumenti che oggi permettono la diagnosi accurata tempestiva ed economica di varie forme di tumore [6] [60]. La fisica degli acceleratori di particelle ci permette oggi di concepire nuovi miniacceleratori con i quali curare forme di cancro altrimenti inattaccabili, strumenti che presto saranno disponibili su larga scala. Le esigenze di scambio di informazione fra fisici hanno portato allo sviluppo della world-wide-web. Come suggeriva un collega qualche anno fa, se Napoleone avesse ordinato ai suoi scienziati di scoprire un modo per poter inviare i suoi ordini in tempo quasi reale dalla comodità del suo palazzo a Parigi ai comandanti sul campo di battaglia, questi avrebbero probabilmente cercato di selezionare razze molto veloci di cavalli. Avrebbero invece dovuto iniziare ad accarezzare i propri gatti, cercare di capire come mai il pelo strusciato si "elettrizza", formulare le leggi di tale fenomeno, e lentamente avviarsi a capire come creare, inviare e ricevere onde radio. È difficile pensare che un tale corso di eventi possa essere preordinato e programmato!
Proprio per quanto detto sopra, non sono in grado oggi di predire quale sarà l'impatto della ricerca ed eventuale scoperta del bosone di Higgs per la società. Non è un teorema matematico che ad ogni scoperta di pura scienza corrisponda un ritorno per la società adeguato al costo (finanziario ed umano) di tale scoperta. Credo, per esempio, che né l'aspetto scientifico né le ricadute tecnologiche delle spedizioni sulla Luna dell'Apollo siano state all'altezza dei relativi costi, se abbiate confrontato con altre imprese (ma forse mi sbaglio). In ogni nuova impresa scientifica ci sono dei rischi di insuccesso, sebbene talvolta anche dagli insuccessi emerga progresso. Visti i precedenti storici, vicini e lontani, non mi sembra però il caso di rinunciare tout court alla scienza pura solo perchè manca una assoluta garanzia di ritorno a breve termine!
Ciò che è cruciale è che il valore strettamente scientifico delle ricerche su cui investiamo grandi risorse sia all'altezza dei costi. Nel caso specifico del bosone di Higgs, ciò è indubbiamente vero. La scoperta del bosone di Higgs, e lo studio delle sue proprietà, forniranno una conferma cruciale che siamo sulla giusta strada nel cammino verso la comprensione dei fenomeni fondamentali della natura. Dall'osservazione del bosone di Higgs, e dalla possibile scoperta delle cosiddette particelle supersimmetriche -- la seconda grande ambizione dell'LHC -- potremmo confermare l'esistenza della supersimmetria, avvicinandoci alla soluzione del puzzle della materia oscura dell'Universo, e trovando un primo concreto elemento di supporto alle teorie delle superstringhe, che a loro volta conducono a profonde speculazioni sulla natura dell'Universo. Come scienziato, le prospettive aperte dalla scoperta dell'Higgs e della Supersimmetria sono così importanti che non sono preoccupato della possibile assenza di immediate ricadute pratiche. Il valore culturale di tali scoperte sarebbe nella stessa categoria della scoperta della relatività e della meccanica quantistica , e giustificherebbe appieno il loro costo.
Michelangelo Mangano – Fisico
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