Minibiografia a cura di Nicola Moreni |
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(1773-1858) Scienziato Scozzese noto per i suoi lavori come botanico, era, di formazione, medico. Terminati gli studi di medicina all’Università di Edimburgo si arruolò nell’esercito come aiuto chirurgo ed iniziò ad interessarsi alla botanica. Fu così che nel 1801 riuscì ad imbarcarsi, in qualità di botanico, sull’Investigator, nave che partiva per andare ad esplorare alcune zone sconosciute dell’Australia. Rientrato a Londra, si dedicò allo studio ed alla catalogazione degli oltre 4000 campioni di vegetazione prelevati durante il viaggio. Osservando con un microscopio molto preciso, e che si era fatto costruire per l’occasione, campioni di polline in sospensione acquosa, osservò, nel 1827, il cosiddetto moto Browniano. Si accorse cioè del fatto che i pollini in sospensione si muovevano di un moto rapido e confuso, ed attribuì quel moto ad una loro caratteristica “vitale”. In un primo momento, credette di aver scoperto l’essenza della vita: ogni organismo vivente, animale e vegetale possiede una sorta di “intrinseca ed innata vitalità” che può essere osservata se poniamo le sue particelle in sospensione. Dando prova di grande oggettività, si trattenne dalla tentazione di formulare giudizi definitivi e cominciò a interessarsi a sospensioni di granelli di materiali inorganici come polveri e rocce. Verificò così che il moto di agitazione non era legato alla natura dei grani in sospensione ma alle loro dimensioni. Negli anni successivi altri scienziati descrissero le caratteristiche di questo moto al variare delle condizioni esterne (il liquido in cui venivano immersi i granelli, la temperatura…) finché Einstein ne diede una spiegazione teorica basata sulla teoria cinetico-molecolare del calore. Per i suoi studi di botanica, Robert Brown divenne membro della Royal Society nel 1810 e della Linnean Society nel 1822.
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