Donald Arthur Glaser nasce il 21 settembre 1926
Biografia della rubrica “Vita da genio” a cura di Chiara Oppedisano
Donald Arthur Glaser nacque a Cleveland, Ohio, il 21 Settembre 1926. Fu lʼideatore della camera a bolle, il rivelatore che dagli anni ʼ50 fu impiegato dai fisici nei laboratori di tutto il mondo per studiare le particelle elementari. Glaser frequentò le scuole pubbliche di Cleveland dove iniziò a interessarsi alla fisica, come strumento per comprendere la natura. Amava molto anche la musica, suonava infatti pianoforte, violino e viola, questʼultima nellʼorchestra filarmonica di Cleveland.
Conseguì la laurea in matematica e fisica nel 1946 e si spostò al California Institute of Technology (Caltech) per il dottorato di ricerca. Il suo interesse per la fisica delle particelle lo portò a lavorare con Carl Anderson (premio Nobel nel 1936 per la scoperta del positrone), studiando i raggi cosmici con le camere a nebbia. Questa esperienza gli insegnò a progettare, costruire e modificare apparati sperimentali necessari per il lavoro di ricerca. Queste capacità si riveleranno un bagaglio cruciale nella sua carriera. Conseguì il PhD nel 1950 con una tesi sui raggi cosmici di alta energia rivelati a terra e iniziò a insegnare al Dipartimento di Fisica dellʼUniversità del Michigan dove divenne professore nel 1957. Contemporaneamente iniziò unʼintensa attività di ricerca sperimentale. Fu proprio a questo punto che realizzò come le camere a nebbia non fossero più adeguate per lo studio delle particelle elementari con gli acceleratori che in quegli anni iniziavano a essere usati per studiare le particelle in laboratorio. Glaser iniziò quindi a sperimentare nuove tecniche e nel 1952 realizzò la prima camera a bolle, un rivelatore che viene riempito con un liquido surriscaldato oltre il punto di ebollizione, cosicché il passaggio di una particella carica ionizza gli atomi del liquido creando delle bolle che vengono fotografate, ottenendo così unʼimmagine delle tracce delle particelle.
Foto di evento a camera a bolle
Durante la fase di progettazione del rivelatore, sperimentò lʼimpiego di diversi liquidi: etere, idrogeno, ma non solo…nel 2006, in risposta allʼaneddoto che voleva fossero state le bollicine di una birra a dargli lʼidea del principio di rivelazione, Glaser raccontò che la birra aveva provato a utilizzarla come liquido di rivelazione ottenendo solo un pessimo olezzo in laboratorio!
Le caratteristiche del rivelatore lo rendevano adatto allʼutilizzo agli acceleratori di particelle e Glaser si recò con i suoi studenti ai Brookhaven National Laboratory di New York e al Bevatron del Lawrence Radiation Laboratory in California a testare diversi tipi di camere a bolle. I risultati che ottenne gli consentirono di ottenere fondi per continuare lo sviluppo tecnologico dei rivelatori. Nel 1959 divenne professore di fisica a Berkeley, Università della California.
Nel 1960 lʼAccademia delle Scienze di Stoccolma gli attribuì il premio Nobel per lʼinvenzione.
La fisica delle particelle si avviava verso esperimenti su vasta scala agli acceleratori, con apparati sperimentali sempre più complessi e, forse anche a causa di questi cambiamenti, Glaser tornò ad una sua passione risalente agli anni trascorsi a Caltech quando era rimasto folgorato da un seminario sulla genetica molecolare tenuto dal premio Nobel Max Delbrück. Glaser iniziò dunque a studiare biologia: passò lʼestate al Massachusetts Institute of Technology (MIT) come “visiting professor” seguendo lezioni e seminari e in seguito si recò a Copenhagen a lavorare con Ole Maaloe. Iniziò quindi la sua attività di ricerca in biologia al “Virus Lab” di Berkeley, tra le altre cose studiò le mutazioni genetiche che portano al cancro della pelle nellʼuomo. Anche in questo campo Glaser sfruttò le sue competenze per progettare piccoli apparati utili alla sperimentazione in laboratorio. Nel 1971 fondò la prima compagnia privata dedicata alle biotecnologie, la “Cetus Corporation”, con lʼobiettivo di utilizzare le conoscenze di biologia molecolare per applicazioni utili in altri campi come medicina e agricoltura, aprendo così un campo che ha tuttora molta rilevanza.
Non appena la biologia molecolare divenne industrializzata e sempre più sofisticata, Glaser compì ancora un salto, passando alla neurobiologia, per occuparsi dello sviluppo e test di modelli computazionali del sistema visivo nellʼuomo e nelle scimmie.
Morì nel Febbraio del 2013 a Berkeley, California. Una vita spesa a sperimentare, studiare, comprendere; sempre affascinato dalla meravigliosa natura che lo circondava.