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(1838-1922) Nasce a Lione nel 1838. Dopo la frequenza dei corsi del liceo della città natale e del College d’Olluins, accede all’ Ecole Polytechnique dove si distingue non solo per l’ingegno, intuizione e meticolosità, ma anche per la originalità e estrosità delle sue notazioni. Sono questi gli stessi aspetti che caratterizzeranno tutta la sua attività e che si ritrovano nei suoi lavori scientifici. Nel 1861, al termine dei suoi studi che conclude con una dissertazione sulle funzioni algebriche, si dedica alla professione – per la quale era stato formato - di ingegnere civile presso varie compagnie private nella regione e poi a Parigi. Per diversi anni svolge questa attività senza tuttavia mai abbandonare le ricerche iniziate all’Ecole. Alcuni biografi sostengono che questo periodo tra professione e ricerca sia stato per lui quello più ricco di idee ed intuizioni. Presto inizia a dedicarsi alla geometria statica e dinamica - come si diceva a quel tempo -. Lo interessano, sulla linea avviata nei lavori di Reimann , qualità, definizioni e topologie (analisys situ) delle figure geometriche, dalle curve, delle linee e dei poliedri f(trattato“Les Poliedres”): analizza le possibilità di movimento delle figure, la sovrapposizione e sostituzione di oggetti nello spazio ed introduce per la prima volta un approccio combinatorio al concetto di simmetria . Arriva alla definizione dei Group des movuements, la cui caratteristica è quella di potersi sovrapporre rigidamente a se stessi, concetto che utilizza per lo studio delle strutture dei cristalli. Si tratta di un reale preludio ad una teoria dei gruppi della quale Jordan, cogliendo i semi nell’opera incompiuta di Evariste Galois - morto a 21 anni e considerato una meteora geniale della matematica -, pone le fondamenta di tutti i successivi sviluppi (a Jordan si deve la denominazione di gruppo: egli diede infatti in una sua opera la prima definizione formale del concetto). Dal 1876 Jordan insegna al Politecnico e successivamente al College de France. I suoi contributi si estendono in varie aree della matematica: dall’algebra lineare alla topologia dei poliedri e alla teoria dei numeri, dalle equazioni differenziali all’analisi complessa, alla meccanica, dagli invarianti, alla teoria dei gruppi, ai gruppi di trasformazione. La sua versatilità e le impronte da lui lasciate nella matematica, sono testimoniate dalla serie di teoremi ed enunciati che da lui prendono il nome: curva di Jordan, forme normali di jordan, la Jordan-Holder serie, l’area di Jordan ed altre (*). Il suo “Traitré des substitutions et des équations algébriques” fa il punto sugli sviluppi dell’algebra nei cento anni che lo hanno preceduto implementandone molti aspetti e risolvendone molte, tralasciate, lacune. Il suo è un contributo originale che segna l’avvio dello sviluppo della moderna teoria sui gruppi astratti ed è il punto di partenza per l’applicazione dell’algebra e delle teorie dei gruppi a domini sempre più vasti della matematica, molto importanti anche per le moderne teorie della fisica delle particelle. Oggi Camile Jordan viene citato principalmente per la sua dimostrazione formale del fatto che una curva semplice chiusa, divide il piano in due regioni separate incomunicabili. Poca cosa rispetto al suo contribuito alla matematica nel periodo di passaggio tra 800 e 900. Molti suoi contemporanei hanno sviluppato i loro lavori sulle basi da lui poste con sistematicità in svariati settori. L’italiano Giuseppe Peano riprese e ampliò la definizione di misura dell’area e del volume proposta da Jordan (le definizioni precedenti erano entrate in crisi per la critica di Amandus Schwarz che poi rifinì ancora l’argomento (misura di Peano-Jordan). Sempre Peano completò un suo fondamentale teorema sulle equazioni differenziali ordinarie (teorema di Peano-Jordan). Jordan ha sostanzialmente contribuito alla maturazione di Felix Klein sui gruppi e sulle nuove geometrie e a quella di Sophus Lie sui gruppi di trasformazioni continue e sull’algebra . Toti Rigatelli, la più importante biografa di Evariste Galois , (L. Toti Rigatelli, "Evariste Galois, 1811-1832", Birkhäuser Verlag 1996) afferma che uno dei capolavori incompiuti del matematico francese "Dés équations primitives qui sont solubles par radicaux" sia stato fino ad oggi approfondito in maniera proficua solo da Camille Jordan. Risulta così veramente incomprensibile come, nella rinomata e referenziale Storia della Matematica di Charles Boyer, non ci sia spazio neppure per una minima citazione di Camille Jordan. A compensazione ricorderemo Felix Klein : egli disse che, quando lui e Sophus Lie lessero, non appena pubblicato, il Traité des substitusions di Jordan parve loro “un libro dei sette sigilli” (**). Camille Jordan si ritira dalla carriera accademica nel 1912 rimanendo tuttavia attivo nell’ambiente scientifico e seguitando la sua funzione di editore del Journal of Pure and Applied Mathematics, incarico che aveva assunto nel 1885 e che svolgerà per tutto il resto della sua vita. Muore a Milano nel 1922.
(*) Nota redazionale SxT
In questa lunga lista spesso si inserisce anche il Medodo di gauss-jordan che invece deriva il suo nome dal matematico Pascual Jordan (1902-1980) e non da Camille Jordan.
(**) Riportato da Umberto Bottazzini Storia della Scienza pag. 381 - Espresso Editore, 2004
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