Approfondimento a cura di Roberto Soldati

In sintesi la “stereo-conversione” permette di trasformare un dipinto o una semplice foto in una immagine stereoscopica. Come molti sanno l’avvento della VR eliminerà il vecchio monitor che sarà sostituito da due micro schermi installati in un casco contenente una videocamera bi-ottica come ausilio dei nostri occhi che dopo aver catturato lo scenario che abbiamo realmente di fronte sarà percepito come fedele replica della realtà dal nostro apparato visivo con la caratteristica di divenire totalmente manipolabile e trasferibile a distanza. La tecnica di elaborazione è veramente impossibile da spiegare senza adatti supporti tecnici. Il prezioso contributo della “Stereo-conversione” consisterà nel riciclare la titanica mole di immagini e dipinti nati non stereo, prodotti attraverso i secoli, da convertire in immagini stereoscopiche , con una particolare attenzione per quel frammento di tempo che ebbe inizio con l’invenzione della fotografia. Ma il contributo della “Stereo-conversione” non è limitato a questo. Esiste una categoria d’immagini reali irrimediabilmente intrappolate nella bi-dimensionalità pur non essendolo. La visione del cosmo si trova ben oltre la distanza dei circa 400 metri che la natura ha imposto al nostro apparato visivo per poter vedere stereo. Non esiste al momento un sistema automatico da computer che vi permetta di scannerizzare un’immagine di una nebulosa o un dipinto di Caravaggio, surrogati a parte, e vederle in 3D come per magia.

Vi stiamo parlando della tecnica più complicata e sofisticata ma anche la più affascinante, nel campo delle arti visive. La trasformazione da 2D a 3D di un’immagine richiede, da parte dell’artista, una profonda conoscenza del fenomeno psico percettivo legato alla stereoscopia per poter modellare manualmente un dipinto, trasformandola in una scultura virtuale senza alterarne i colori originali. Il processo di “stereo-conversione” è una vera e propria partita a scacchi sleale con il cervello, solo se gli fornite tutte le informazioni fedelmente e abilmente riprodotte come nel mondo reale, riuscirete ad ingannarlo mostrandogli quello che voi volete, cioè Caravaggio scultore. La stereo-conversione è puro artigianato da computer. Lo strumento mouse ci permette di creare i volumi di un dipinto usando, le informazioni visive manipolate ad arte, come fossero plastilina. La tecnica che permette di stereoscopizzare con sufficiente precisione un gruppo di stelle non è un segreto, basta conoscerne le varie distanze dalla terra, applicarvi una semplice formuletta geometrica ed il resto viene da se.

Ben più problematica è invece l’impiego della stereo-conversione nel riprodurre più o meno fedelmente la disposizione di una nebulosa la cui accuratezza è inevitabilmente legata alla quantità di punti di riferimento-distanza ricavabili sulla superficie di essa. Qualcosa di molto simile alle curve di livello (isobare) che configurano la morfologia della pressione atmosferica la quale diviene tanto più accurata per quanto maggiore è la quantità delle centraline di rilevamento sparse sulla superficie terrestre. Affidarsi alla semplice interpretazione legata all’esperienza visiva terrestre nel disporre le masse di una nebulosa come fosse una nuvola è maldestro e molto insidioso, poichè le masse di una nuvola sono illuminate dal sole come unica sorgente luminosa contrariamente alla nebulosa galattica fatta da milioni di stelle che illuminandola da ogni direzione ne falsano enormemente la vera morfologia. Il procedimento per punti di riferimento è dunque l’unico praticabile.