Alla luce delle attuali conoscenze cosmologiche il cosiddetto "paradosso" di Olbers è diventato sostanzialmente solo una curiosità storica. In effetti, il fatto che il cielo notturno sia buio e il cielo di giorno sia "così poco luminoso" non è affatto un paradosso ma una conseguenza perfettamente prevedibile sapendo che il nostro Universo è sì ricco di galassie in tutte le direzioni, ma la sua "storia" è finita, sia in termini temporali che in termini spaziali. Ma andiamo con ordine: nella sua enunciazione originaria, il paradosso parte da tre assunti principali:
1) L'universo è infinitamente grande
2) L'universo è immutabile ed eterno
3) l'universo è pieno di stelle (o di galassie, nell'accezione moderna)
Da questi tre assunti deriverebbe che, in qualsiasi direzione guardassimo, ci arriverebbe la luce di qualche stella o galassia. Ma non solo: immaginiamo di trovarci al centro di una serie infinita di gusci sferici concentrici, ognuno contenente stelle o galassie uniformemente distribuite. Si può calcolare che, per i gusci via via più lontani, la diminuzione della intensità della luce è perfettamente equilibrata dal maggior numero di stelle o galassie presenti nel guscio con il raggio maggiore. Risulta così che il contributo di ogni guscio si va a sommare ai precedenti e, se l'Universo è infinito, risulterebbe infinita anche la luce del cielo notturno (e diurno)! Da quando il paradosso è stato formulato per la prima volta, in modo intuitivo, ovvero nei primi anni del 1500, fino alla sua "soluzione", nei primi del '900, sono passati ben 400 anni. Tanto tempo è stato necessario per far accettare il fatto, indubitabilmente evidenziato dal paradosso, che almeno uno dei suoi tre assunti non era accettabile. Oggi sappiamo che il cielo di notte è buio e di giorno è illuminato sostanzialmente solo dal nostro Sole perché il nostro "universo causale" è finito: la luce viaggia ad una velocità enorme ma finita (300.000 Km al secondo) e tutte le stelle e le galassie che conosciamo esistono da un tempo finito, ad oggi stimato in circa 14 miliardi di anni. Sono quindi caduti i primi due assunti e, insieme ad essi, lo stesso paradosso!
Luca Orrù – Astrofilo
|