|
Vorrei sapere come è attualmente intesa, nelle scienze fisiche, la differenza fra soggetto-osservatore e oggetto-osservato, e il percorso epistemologico dalla prospettiva positivistica che li voleva nettamente divisi e indipendenti alla concettualizzazione più moderna. (Michele Rossi) |
Il rapporto tra l'uomo e la sua conoscenza del mondo esterno è uno degli argomenti presenti in tutta la storia della filosofia, in cui si sono costantemente contrapposte due linee di pensiero: il soggettivismo e l'oggettivismo. L'atteggiamento oggettivista ( o realista) ritiene che il mondo esterno a noi esiste di per sé e noi siamo semplici osservatori, in grado di descriverne gli eventi con precisione più o meno grande attraverso leggi fisiche, sia dedotte empiricamente da un gran numero di osservazioni della realtà che percepiamo, sia con un metodo deduttivo, applicando principi generali (invarianza, conservazione, simmetrie) a pochi elementi iniziali (questo è un altro dualismo della filosofia, a partire da Francesco Bacone e Cartesio). La concezione meccanicista del mondo che prevaleva nel XVIII secolo era chiaramente oggettivista; la misteriosa presenza delle manifestazioni dell'elettricità si era risolta infine in un rafforzamento del meccanicismo, avendo ridotto i fenomeni elettrici a forze meccaniche esercitate da sorgenti , più o meno come la gravità è generata dalla presenza della massa dei corpi celesti. L'atteggiamento soggettivista (o idealista) ritiene che non sia giustificato presumere una realtà esterna alla nostra percezione, perché solo attraverso la percezione possiamo concepire il mondo esterno. Questa posizione è sintetizzata dall'affermazione di George Berkeley : "Esse est percipi", cioè "esistere vuol dire poter essere percepiti". Oggi la posizione più radicale dell'atteggiamento soggettivista è espressa dal “principio antropico forte”: questo principio fu enunciato osservando che tra gli innumerevoli universi concepibili applicando le leggi fisiche del nostro universo, ma distinti da esso per i valori attribuiti alle costanti fisiche fondamentali, solo una frazione piccolissima avrebbe potuto dare luogo a un universo abbastanza stabile da permettere la lenta evoluzione della vita intelligente. Pertanto, se non si vuole dare una rilevanza ingiustificata a un insieme altamente improbabile di valori per le costanti fisiche fondamentali, bisogna ritenere che "L'universo deve possedere quelle proprietà che permettono alla vita di svilupparsi in qualche stadio della sua storia." Estendendo i principi della meccanica quantistica a livello cosmologico, J.A. Wheeler formulò una versione del Principio Antropico detta "partecipatoria" secondo la quale l'universo stesso non esiste indipendentemente dall'osservatore. In altri termini: non esistono leggi della fisica senza osservatore. L' accettazione del principio antropico da adito ad una concezione finalistica nell'evoluzione dell'universo che è estranea al modo consueto di pensare in fisica, sia tradizionale che quantistica, ed è perciò generalmente rifiutata dai fisici. Va detto che si tratta di una questione squisitamente filosofica, perché non è possibile una verifica sperimentale od un confronto con un altro universo. L'atteggiamento realista, dominante nella fisica del XIX secolo, è stato sostanzialmente ereditato dalla fisica contemporanea: le leggi della fisica non devono spiegare perché avvenne un fenomeno, ma devono dire come avviene; è implicito quindi che esista una oggettività esterna all' osservatore. Questa posizione ha permesso alla meccanica quantistica di innestarsi nel filone della meccanica analitica ottocentesca e di usarne tutti gli strumenti matematici; le descrizioni ottenute con i nuovi formalismi introdotti da Schroedinger (meccanica ondulatoria) e da Heisenberg (meccanica delle matrici), potevano render conto dello svolgimento dei fenomeni, fino alla rivelazione strumentale. L'evoluzione di un sistema fisico è descritto come evoluzione dei suoi stati quantistici, a cui corrisponde infine un evento reale misurabile. Alcuni parametri di esso sono prevedibili solo in modo statistico attraverso l'interpretazione probabilistica, proposta dalla scuola di Copenhagen, ma altri, per esempio la carica elettrica totale, certi numeri quantici, le masse di riposo delle particelle coinvolte, sono definiti esattamente, attraverso le leggi di conservazione. Sarebbe concettualmente contraddittorio assumere che esistano leggi di conservazione e avere un atteggiamento soggettivista, salvo forse che parlando dell' universo nella sua globalità, ma qui si ricadrebbe sotto il principio antropico. Piero Patteri – Fisico Nota della redazione: per il principio antropico si veda anche http://www.dialogo.org/docs/antro1.htm http://www.cosediscienza.it/astro/04.%20IL%20PRINCIPIO%20ANTROPICO.htm |
||
|