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Mi sono spesso chiesta perché il cerchio si divide in 360° e non ad esempio in 400°? Perché si è adottato il sistema di numerazione sessagesimale e non centesimale? Proprio in 360° e non in 60°? (Liliana Tosi) (2067)

 

sem_esperto_verdeI popoli primitivi non pensavano al tempo come ad una somma di brevi intervalli eguali, per esempio i minuti o i secondi. L’interesse che nell’uomo primitivo destarono la regolarità dei moti celesti e le loro connessioni con i cambiamenti stagionali del suo ambiente è forse il fattore culturale più importante delle civiltà primordiali. Per loro il tempo appariva come un ciclo ricorrente di eventi naturali familiari. Il giorno era seguito dalla notte e le subentrava di nuovo la mattina seguente. Le stagioni si succedevano l'una all'altra in un ciclo annuale che si ripeteva di continuo. Il movimento delle stelle era ciclico. I corpi celesti si ripresentavano sempre uguali e negli stessi punti della volta, dopo determinati intervalli. Per effetto di questi fenomeni che si osservavano costantemente, il tempo non era percepito come un flusso unidirezionale onnipresente. L'idea di mutamenti ciclici solo temporanei e della invarianza del mondo nella sua totalità dominò nella mente dei pensatori per molti secoli. Si pensava che tutti i fenomeni mutassero ciclicamente, tornando agli stati loro appropriati. Il farsi astratto del tempo, il suo rendersi autonomo, è davvero operazione relativamente recente. Come noto il simbolo più antico per rappresentare il tempo è l’Uroborus, il serpente che inghiotte la propria coda, di cui ci sono rimaste testimonianze del 10000 a.c. circa.

Oltre probabilmente al ciclo giorno-notte attribuito “al movimento del Sole”, l'osservazione delle variazioni nell'aspetto della Luna durante un tempo fissato (fasi lunari) e l'identificazione del tempo necessario perché la Luna tornasse ad assumere lo stesso aspetto - per noi il tempo impiegato dalla Luna per tornare nella stessa posizione rispetto alla Terra (detto anche mese sinodico) - dovettero essere una delle prime osservazioni condotte dall'uomo preistorico e uno dei modi possibili per calcolare il trascorrere del tempo. Anche gli astronomi babilonesi e greci, i quali arrivarono a una concezione del tempo simile alla nostra, cominciarono con una scala ciclica di tempo-distanza. Essi dapprima osservarono che la Luna compie il suo tragitto nel cielo in 29 giorni circa, poi notarono che particolari stelle e costellazioni segnavano ciò che più tardi i Romani avrebbero denominato mansiones (da manere, soggiornare), ovvero i movimenti giornalieri della Luna. Da poco prima del 400 a.C., sia le stelle che le costellazioni vennero impiegate per indicare le distanze percorse dal Sole durante i mesi lunari. Quindi si può affermare che gli studi dei moti del Sole si basarono su quelli intrapresi per la Luna.

Il sistema dei numeri adottato in Mesopotamia è in effetti basato sul numero 60, ma gli studiosi affermano che è plausibile che ciò derivi appunto in qualche modo dai “30 giorni del mese” e dai “360 giorni” dell’anno (nella ripartizione dell’anno in mesi e giorni è probabile appunto che si lasciarono influenzare dal tempo che intercorre tra una Luna piena e l’altra). Il percorso del Sole e della Luna sarebbe stato così infine considerato come una circonferenza di 360°, ovvero di 360 “lunghezze”. Si può aggiungere che non appena i primi astronomi iniziarono ad osservare il cielo e ad annotare i loro dati, alcuni angoli si distinsero da tutti gli altri. Così, dallo zenit icona_glossario , il punto del cielo posto direttamente al di sopra delle nostre teste, fino all’orizzonte, in quella lontana pianura, l’angolo corrispondeva esattamente a un quarto di una circonferenza, cioè a 90°. La separazione angolare, rappresentata da 1°, era troppo grande rispetto alle esigenze di questi astronomi, che la suddivisero per 60, il loro numero base. Oggi, come sappiamo, ogni sessantesimo di grado è chiamato minuto di angolo ed è simboleggiato con 1’.

Il rapporto tra la misurazione degli angoli e le unità di tempo va oltre la semplice considerazione che in entrambi i casi si utilizzi il minuto. Tutti gli orologi non digitali mettono in rapporto una posizione angolare di un cerchio a un punto di un infinito flusso temporale. Le lancette dell’orologio compiono movimenti rotatori in qualche modo analoghi a quelli realizzati dai corpi celesti e dalla Terra. L’orologio è, quindi, una specie di cielo riprodotto. E’ in Egitto comunque che nascono gli studi di astronomia e cosmologia, che culminano nella divisione dell’anno in 12 mesi e del mese in 30 giorni, con un’aggiunta di 5 giorni ad ogni anno. Questi 5 giorni erano associati ai compleanni delle più importanti divinità del pantheon egiziano. L’anno era così lungo 365 giorni. Gli egiziani non fecero nessun tentativo per forzare il loro calendario a tenere il passo con le stagioni,come facciamo noi attualmente aggiungendo i giorni bisestili.

Paolo Agnoli – Fisico

Riferimenti bibliografici:

- Agnoli P., Il senso della misura. La codifica della realtà tra filosofia, scienza ed esistenza umana, Roma, Armando Editore, 2004
- Klein H.A., The science of measurement, New York, Dover Publications, 1988
- Leach E. R., Computo primitivo del tempo, in A History of Technology, di Singer C., Holmyard E. J., Hall A. R., Williams T. I., 1954; (trad. it. Storia della tecnologia, a cura di Singer C., Holmyard E. J., Hall A. R., Williams T. I., Torino, Bollati Boringhieri, 1992,Vol. 1, pp.110-127)
- Macey S.L., Clocks and the Cosmos, Hamden, Shoe String Press, 1980
- Mella F. A., La misura del tempo nel tempo. Dall’obelisco al cesio, Milano, Hoepli, 1990