Biografia a cura di Elisabetta Durante
Giorgio Parisi è stato chiamato a far parte della National Academy of Sciences , terzo fisico italiano a fare il suo ingresso nella prestigiosa istituzione statunitense, che già comprende la biologa Rita Levi Montalcini e i fisici Nicola Cabibbo e Carlo Rubbia .
Parisi è un fisico animato da una grande ricchezza di interessi, che lo ha portato ad occuparsi di fisica delle particelle e di fisica della materia, come anche di grandi glaciazioni e di sistema immunitario.
Ma Parisi è anche un filosofo della scienza, come quando scrive: "Un cambiamento di prospettiva in una disciplina ha spesso delle motivazioni e delle implicazioni che vanno al di là dello stretto ambito scientifico e che possono essere di interesse generale. Negli ultimi venti anni una parte della fisica ha subito un cambiamento di questo tipo. I fenomeni che tradizionalmente venivano studiati erano solo quelli riproducibili, ovvero quelli che si potevano effettuare in laboratorio e ripetere varie volte con gli stessi risultati. Negli anni settanta un gruppo di fisici comincia a cambiare atteggiamento, e a interessarsi di fenomeni in cui non è possibile fare previsioni certe, ma solo indicare delle probabilità, (...) e parole come caotico, irregolare, impredicibile, che nel passato avevano un significato negativo, acquistano ora un significato positivo". Così Parisi introduce un concetto che negli ultimi anni ha acquistato grande importanza: quello di "sistema disordinato", un concetto che è al centro dei suoi interessi e costituisce la chiave comune di molti suoi studi e ricerche. Oggi i modelli fisico-matematici che descrivono il caos e la complessità, grazie anche alla disponibilità di sempre più potenti risorse di calcolo, entrano pesantemente in settori come la meteorologia, la biologia, l'economia, la finanza. Parisi spiega che l’aver raggiunto la conoscenza di molti fenomeni non significa averne compreso il comportamento: ad esempio, si ha un'idea abbastanza precisa di cosa sia un neurone, di come esso risponda ai segnali, come sia connesso agli altri neuroni del cervello. Pur conoscendone i componenti, non possiamo però dire di sapere come funzioni il cervello nel suo insieme, soprattutto se si tratta del cervello complesso di un mammifero. Insomma, la conoscenza dei costituenti può bastare a capire il funzionamento di un sistema semplice, ma non quello di un sistema complesso, che Parisi definisce come un sistema che ha comportamenti dalle molte variabili. “Nel nostro centro di ricerca SMC – spiega Parisi – studiamo la fisica dei sistemi complessi: quella, ad esempio, che riguarda i moti di turbolenza dell'atmosfera e dei fluidi, il funzionamento del cervello, la struttura dei frattali ecc. Ma per arrivare a capire questi fenomeni, non possiamo che ricercare la semplicità nella complessità. Mi spiego meglio: quello che ricerchiamo è il dato comune, unificante tra le moltissime variabili, perché è nella regolarità che risiede la chiave per aprire il sistema, la possibiltà cioè di effettuare una misura e di comprendere il funzionamento.”
Questi studi , secondo Parisi, condurranno a risultati interessanti in settori diversi come la computer science, l'econofisica , la sismologia (anche quello dei terremoti è un sistema complesso), l'ambiente ecc. Ma i risultati più importanti si attendono nel settore della biologia, e in particolare nell'analisi dei processi cognitivi e dei meccanismi della memoria. Non a caso molti dei progressi compiuti nell'ultimo ventennio nel campo delle reti neurali viene dalla fisica dei sistemi disordinati.