Biografia a cura di Elisabetta Durante
Da molti anni Antonino Zichichi ha posto la sua esperienza di scienziato al servizio della società, impegnandosi molto sul fronte della formazione, in particolare attraverso le molteplici attività del Centro “Ettore Majorana” cui ha dato vita ad Erice.Il Centro di Cultura Scientifica intitolato al grande fisico Majorana è nato nel 1962 perché, spiega Zichichi, “c’era bisogno di una struttura che favorisse il passaggio dall'Università ai grandi laboratori di ricerca. L’enorme espansione delle conoscenze umane, specialmente nei quattrocento anni che ci separano da Galileo Galilei e dalla scoperta della Scienza, ha reso sempre più necessario un insegnamento propedeutico, che consenta di affrontare studi scientifici di frontiera. Oggi un giovane aspirante ricercatore che volesse conoscere le attività di punta in settori come la Fisica, la Matematica, la Medicina – per limitarmi a queste tre materie – dovrebbe fare il giro del mondo. Erice nasce per far conoscere ai giovani talenti – da qualunque luogo provengano – quali sono le frontiere della Scienza. Ad Erice vengono stelle di prima grandezza di ogni settore scientifico e arrivano per incontrare giovani selezionati su scala mondiale: senza barriere ideologiche, politiche, geografiche, razziali”. È questo che Zichichi chiama lo "spirito di Erice", che in quarant' anni di attività ha richiamato scienziati di ogni ramo di ricerca e di tutti i maggiori istituti, laboratori ed Università del mondo, che vi si sono recati da docenti o da studenti. Alex Müller , ascoltando a Erice le lezioni di altri ricercatori, ebbe l’idea che lo condusse a scoprire la superconduttività ad alta temperatura, idea che l'avrebbe poi condotto al Nobel. A Erice può accadere che lo studente ne sappia più del suo docente. E i momenti di confronto e di discussione che seguono le lezioni sono la parte più interessante e innovativa: “Avere la possibilità di porre una domanda cruciale può far risparmiare giorni, settimane, mesi e qualche volta anni di ricerche difficili nella vastissima letteratura scientifica” dichiara Zichichi. Sono oltre 80.000 gli scienziati di 140 nazioni che hanno preso parte alle attività di Erice, “tutte all’insegna di una scienza senza segreti e senza frontiere”, tiene a precisare Zichichi. Nel disegno culturale del centro di Erice esiste però un altro elemento fondante, che lo rende unico e famoso in tutto il mondo e che riguarda la costruzione di un pensiero e di un programma scientifico a favore della pace. "La nostra comunità scientifica - dice Zichichi - ha cercato di abbattere le barriere ideologiche, politiche, razziali, inventate non dalla scienza, ma dai suoi peggiori nemici”. L’esistenza di una comunità scientifica tanto vasta è, per Zichichi, la dimostrazione concreta che il nuovo ruolo della scienza è già una realtà. L’unità dell’Europa è nata prima di tutto tra gli scienziati: una realtà come il CERN né è la prova; l’unità economica è venuta dopo quella scientifica e quella politica sta muovendo adesso i primi passi: “Sono convinto che oggi più che mai occorra coinvolgere i migliori talenti di tutte le nazioni per individuare i grandi progetti scientifici di interesse comune. Il pericolo di olocausto nucleare è stato superato in passato mettendo attorno allo stesso tavolo i cervelli dell’Est e dell’Ovest che hanno lavorato insieme per un unico scopo, convinti di dover difendere la società e la civiltà. Ma oggi dobbiamo capire che esiste prima di tutto una guerra non dichiarata tra Nord e Sud del mondo. E che c’è solo una via per superare il pericolo di olocausto ambientale: unire le risorse e i contributi delle migliori intelligenze del Nord e del Sud del pianeta”. Zichichi non ha dubbi.