Chiacchiere di fisica di Stefano Marcellini
uando ci inganniamo da soli.
Quando stava per nascere mia figlia, al reparto maternità mi fu detta questa frase: “oggi è una giornata tranquilla, ma la settimana scorsa, che cambiava la Luna, non ci tenevamo dietro con le nascite”.
Io sapevo di questa storia della Luna che, con la fase giusta, favorirebbe il momento del parto. Non ci avevo mai creduto, perché dal punto di vista fisico non ha alcun senso, ma sul momento ho pensato che se lo dicevano al reparto maternità, qualcosa di vero doveva pur esserci. Anzi, chi meglio del personale del reparto maternità potrebbe sapere se la Luna con la fase giusta sia in grado di influenzare il momento del parto!
Uno può fermarsi a questa constatazione, che sembra molto ragionevole, e concludere che, visto che lo confermano perfino al reparto maternità, deve essere vero. Oppure si può fare qualcosa di più scientifico e oggettivo: uno studio statistico.
Si può quindi prendere un numero molto grande di persone scelte a caso, annotarsi le loro date di nascita, e dare il tutto in pasto a un computer, che mette in relazione quelle date di nascita con la fase lunare di quel giorno (ci sono software appositi), e produce un grafico del numero delle nascite in funzione del giorno del mese lunare, che dura circa 28 giorni. Se la fase lunare ha qualche effetto, ci si aspetterà di osservare una modulazione nel numero delle nascite durante il mese lunare. Se invece la Luna non ha effetto, si osserverà un grafico piatto, in cui il numero dei parti nei vari giorni lungo tutto il mese lunare è del tutto indifferente alla fase della Luna.
Questo studio è stato effettuato innumerevoli volte, in Italia e nel mondo, e il risultato è un grafico che, al netto delle fisiologiche fluttuazioni statistiche da giorno a giorno, più piatto non si può. Insomma: il presunto e declamato effetto della Luna nel favorire - a seconda della sua fase - il momento del parto, non esiste. È inventato. È una leggenda. Il fatto non sussiste.
Ma a questo punto ci si chiede come sia possibile che proprio al reparto maternità si siano sbagliati. Proprio quelli che vedono più nascite di chiunque altro! Proprio dove ingenuamente sarei andato a chiedere se è vera questa storia della Luna. Il motivo gli scienziati (e gli psicologi) lo sanno bene: si chiama “bias di conferma”.
Il bias di conferma funziona così: ognuno di noi, su qualunque argomento, scientifico, politico, sociale, ha dei pregiudizi, delle idee che, a torto o a ragione, ritiene corrette o sbagliate. E quindi, inconsciamente, si tende a valutare i fatti che si osservano attraverso la griglia di questi pregiudizi, dando un maggior peso a quei fatti che supportano le nostre convinzioni, e un peso minore a quelli che le negano. Il risultato è che, sempre inconsciamente, ci si convincerà di osservare nei fatti qualcosa che invece, alla luce di uno studio “unbiased”, cioè non influenzato da pregiudizi (nel caso della Luna basta una semplice statistica), non è mai avvenuto.
Quindi cosa sarà ragionevolmente successo al reparto maternità? Sarà successo che chi era già convinto dell’effetto della Luna sul momento del parto, il giorno in cui la Luna era quella giusta e c’erano effettivamente più nascite, avrà detto: “vedi? Per forza, c’è la Luna giusta!”. Il giorno in cui invece la Luna era quella giusta ma non c’erano più nascite del solito, non ci avrà fatto caso, o magari avrà pensato: “eh, vabbè, mica può essere sempre così tutte le volte! Però ti ricordi la volta scorsa?” Il risultato è che alla fine si sarà autoconvinto di avere realmente osservato nei fatti qualcosa che invece, proprio nei fatti, non è avvenuto.
Questa trappola del bias di conferma è molto subdola, e agisce sempre nel nostro modo di valutare ciò che accade attorno a noi. E agisce anche nella Scienza, e quindi anche nella fisica. E gli scienziati lo sanno bene, e cercano di cautelarsi in modo opportuno. Ad esempio, tutte le ricerche di nuovi fenomeni o di nuove particelle si fanno “in cieco”. Si decide a priori quella che dovrà essere la procedura di analisi, ottimizzandola in base a studi preliminari, ma senza analizzare i dati che riguardano esplicitamente lo studio che si vuole effettuare. Il rischio è altrimenti quello di manipolare più o meno inconsciamente la selezione dei dati stessi, ed estrarci quello che si sta cercando, convincendosi poi di averlo realmente osservato.