di Paolo Lenisa
La teoria aristotelica dell’”horror vacui” rimase in auge fino al XVII secolo. Molte osservazioni dell'esperienza quotidiana sembravano confermare la teoria, ma esistevano dei fenomeni ai quali la teoria non era in grado di dare risposta. Uno di questi era un fatto noto sin dall’antichità: l’impossibilità di estrarre l'acqua da pozzi molto profondi per mezzo di pompe aspiranti. Tali pompe consistevano di un cilindro, all'interno del quale, mosso da una leva, era libero di scorrere uno stantuffo aderente alle pareti. Abbassando la leva, lo stantuffo veniva tirato verso l'alto lasciando uno spazio vuoto nella parte superiore del cilindro. Se la natura avesse orrore del vuoto – come sosteneva Aristotele - collegando il tubo con una cisterna piena d'acqua, quest'ultima avrebbe dovuto innalzarsi in esso. L’esperienza mostrava che, effettivamente, l'acqua si precipitava nel vuoto creato dallo stantuffo, ma solo se il dislivello fra l'acqua nella cisterna e la sommità del tubo era inferiore ai 10 metri. Se il dislivello era maggiore, l'acqua non riusciva a superarlo.
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La questione venne risolta solamente nel 1643, da un discepolo di Galilei |
FIGURA 2 – modello di pompa aspirante del 1875, originale presso la Collezione del Liceo Ludovico Ariosto, Ferrara |
Il XVII secolo rappresenta il secolo di nascita della scienza. Fu Galileo Galilei a stabilire le regole del metodo scientifico |
Da Asimmetrie, approfondimento https://www.asimmetrie.it/la-ricchezza-del-niente
ultimo aggiornamento marzo 2020