di Massimo Badiali
Non tutta la materia del disco però era destinata a cadere su quel corpo centrale che sarebbe presto diventato il nostro Sole. Per un corpo che ruota attorno ad un centro di gravità ad una data distanza, esiste una velocità in cui l’attrazione è compensata dalla forza centrifuga. A questa velocità il corpo segue un’orbita stabile intorno all’attrattore (velocità orbitale), mentre i corpi più lenti cadono verso di esso, e quelli più veloci se ne allontanano. Così, mentre il corpo centrale cresceva e cominciava a scaldarsi fino al punto di diventare una stella, nel grande disco intorno ad esso avveniva una selezione che privilegiava i corpi che avevano la velocità “giusta” rispetto alla loro distanza dal corpo centrale. Non solo, ma l’attrazione gravitazionale reciproca dei corpi che componevano il disco facilitava l’accrescimento dei corpi maggiori che inglobavano quelli minori: aveva luogo la formazione dei pianeti.
A distanze relativamente più grandi, oltre l’orbita di Nettuno, i moti sono più lenti, la densità dei corpi è minore, anche se forse c’è ancora, dispersa in uno spazio enorme, una grande quantità di materia sotto forma non solo di gas interstellare, ma anche di corpi solidi, rocciosi. Ci sono indizi che suggeriscono l’ipotesi dell’esistenza della nube di Oort , cioè di un enorme guscio sferico di detriti, gas e polveri, resto remoto della nostra nube-madre primordiale, che circonda il Sistema Solare.