Ad sidera vultus Anna Maragno2022

Il disco di Nebra, databile all’Età del bronzo (probabilmente al 1600 a.C., ma la questione è ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi). Il disco, in bronzo e in lamina d’oro, rinvenuto in Germania nel 1999, costituisce, ad oggi, secondo l’opinione concorde degli studiosi, la più evidente tra le antiche rappresentazioni del cosmo. Sono riconoscibili il Sole (o la Luna piena) a sinistra, la Luna crescente a destra e l’ammasso delle Pleiadi tra i due; le fasce laterali (una visibile a destra, una, oggi mancante, a sinistra) potrebbero essere legate ai solstizi; la terza, in basso, potrebbe raffigurare la Via Lattea o, secondo altre interpretazioni, una barca solare.

Credits: Disegno originale dell’autrice. Non riprodurre senza autorizzazione.

Dalla misura del tempo alla misura del cielo. Nel percorso dell’anno 2021 abbiamo mostrato come la misura del tempo sia dipesa per lunghi secoli (e, in parte, dipenda ancora oggi) dall’osservazione dei corpi celesti. Ebbene, quest’anno la musa Clio ci addita un cammino non lontano da quello già concluso. Volgiamo i nostri volti ad sidera: da sempre il cielo – soprattutto la volta stellata – esercita un enorme fascino sull’animo umano. Sin dalla Preistoria, coloro che ci hanno preceduto hanno affiancato alla mera contemplazione dei cieli differenti tentativi di descrivere, di comprendere e di spiegare (prima con il racconto mitico, poi attraverso riflessioni più complesse) lo spettacolo del firmamento.

Dalle pitture rupestri di Lascaux all’Almagesto di Tolomeo. In questo percorso ci soffermeremo sulle più significative teorie e rappresentazioni riguardanti l’universo elaborate dal pensiero degli antichi.

Prima di metterci un viaggio, la musa ci raccomanda di non commettere il tanto ingenuo quanto presuntuoso errore di considerare “rozze” o “banali” le idee di coloro che vissero nella Preistoria e nell’Età antica, tenendo sempre in mente che essi non disponevano delle strumentazioni odierne e che la loro curiosità e la loro capacità di ragionamento costituiscono le basi delle attuali conoscenze. D’altronde, per non sentici affatto superiori ai nostri antichi progenitori, basta un semplice esperimento mentale: quanti di noi, posti su una barca in mezzo al mare, senza bussola o altri dispositivi, sarebbero in grado di seguire una rotta con il solo ausilio dell’osservazione del moto dei corpi celesti?

1. Gennaio. «Dacché la terra ebbe degli uomini, il cielo ebbe degli ammiratori». Il cielo paleolitico

2. Febbraio. «Essi avvicinarono gli astri remoti ai nostri occhi». Il cielo neolitico in Europa (I): Regno Unito e Francia

3. Marzo. «Levate in alto i vostri occhi e guardate». Il cielo neolitico in Europa (II): Italia e Germania

4. Aprile. «. . . aperti sono i portali del cielo spazioso». Il cielo mesopotamico

5. Maggio. «Quante stelle navigano verso l'estremità del cielo e al di là durante la notte». Il cielo egizio

6. Giugno. «. . . si scorgono tutti gli astri e ne gioisce il pastore». Il cielo greco (I). Età arcaica

7. Luglio. «Era tutto un ricamo trapunto». Il cielo greco (II). Età classica

8. Agosto. «Ardano attraverso la notte, lungamente / le stelle lucentissime». Il cielo greco (III). Età ellenistica

9. Settembre. «Allora è possibile scorgere [...]/[...] tutto intero palpitare / stipato di stelle il firmamento, che non cede il numero loro / a quello dei fiori [...] ». Il cielo etrusco. Il cielo romano

10. Ottobre. «Nella magica terra dove sono le stelle [...]». Il cielo celtico 

11. Novembre. «S’affacciano le stelle, vibranti su diecimila porte». Il cielo cinese