percorso a cura di Piero Patteri
Il metodo di produzione di isotopi radioattivi con l'irraggiamento di neutroni lenti era di grande importanza perché apriva la porta alla produzione di isotopi radioattivi in grande quantità, per usi scientifici, industriali e clinici. Curiosamente questo interesse per la produzione di isotopi e transuranici ritardò di quattro anni la comprensione dell'effetto pratico ancora più importante dei neutroni lenti, cioè la capacità di indurre la scissione del nucleo con grande rilascio di energia. Le applicazioni cliniche degli isotopi radiattivi erano ben chiare a Fermi, che in più occasioni parlò delle prospettive che si aprivano con la loro produzione in grandi quantità. Un limite era costituito dal debole flusso di neutroni ottenibili dalle sorgenti esistenti, e Fermi negli anni successivi cercò di ottenere la creazione di un istituto dedicato a queste ricerche, e dotato di un ciclotrone, cioè di un acceleratore di particelle che avrebbe permesso di produrre isotopi a volontà. Fu costruito anche un piccolo acceleratore elettrostatico, per cominciare a fare esperienza.
Questi sforzi non ebbero successo, probabilmente anche per la scomparsa a breve distanza di tempo sia di Corbino che di Marconi, che erano i più autorevoli e influenti sostenitori del gruppo di via Panisperna. Lo stesso Fermi non riuscì a succedere a Corbino nella direzione dell'Istituto di fisica. Proprio mentre il lavoro degli anni precedenti, che stava per avere il riconoscimento del premio Nobel, avrebbe avuto bisogno di nuovi investimenti per mantenere alla scuola di Roma il prestigioso primato conquistato nella fisica dei neutroni, le persone che avevano permesso tutto ciò venivano meno, l'isolamento di Fermi e dei suoi ragazzi cresceva e la situazione politica in Italia e in Europa si faceva preoccupante. Si prospettava un futuro cupo per alcuni, addirittura pericoloso per altri.