percorso a cura di Piero Patteri
La comunità scientifica europea, che ormai da decenni collaborava apertamente, con limitate concessioni alle vanità nazionalistiche, fu sconvolta dall'avvento della dittatura nazista e successivamente dalla guerra.
Gli esuli dall'Europa si ritrovarono al di là dell'oceano e la parte che restò non ebbe più per anni la possibilità di confrontarsi e incontrare gli amici e colleghi espatriati.
Gli ultimi resoconti usciti dalla Germania riferivano la scoperta della fissione dell'uranio a Berlino da parte di Hahn e Strass. In questo processo i frammenti del nucleo di uranio venivano emessi con grande energia, come schegge di una bomba. Se fosse stato possibile produrre un gran numero di fissioni si sarebbe potuto liberare una grande quantità di energia. La possibilità che ciò avvenisse realmente non era certa, anzi appariva piuttosto remota, tuttavia molti dei fisici esuli negli Stati Uniti, in particolare Leo Szilard e Eugene Wigner, si rendevano conto che sarebbe stato un disastro se la Germania nazista fosse arrivata per prima a padroneggiare questa straordinaria fonte di energia.
Szilard e Wigner si rivolsero ad Albert Einstein, arrivato negli USA già da alcuni anni, subito dopo l'avvento di Hitler al potere, e gli chiesero di intervenire presso il Presidente degli Stati Uniti per creare le condizioni per un rapido sviluppo e coordinamento delle ricerche sull'energia ottenibile dalla fissione dell'uranio.
Albert Einstein e Leo Szilard.
La storia e la fisica: Eugene Wigner con Leo Szilard e Edward Teller