di Antonio Ereditato
Esperimento GALLEX al Lab. del Gran Sasso che per primo ha rivelato i neutrini provenienti dal Sole dalla reazione p-p
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Ad esempio, con esperimenti radio chimici: il neutrino interagisce con un elemento (es. Cloro o Gallio) e produce alcuni (pochi!) atomi di un altro elemento (Argon o Germanio) che, essendo radioattivo, può essere rivelato con opportuna estrazione. Tali esperimenti sono stati condotti a partire dagli anni ’70 e, benché siano sensibili a neutrini di energia diversa, mostrano un chiaro deficit di neutrini rivelati.
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Un altro esperimento, Super Kamiokande (in Giappone), ha misurato il flusso di neutrini solari di alta energia, rivelando la luce prodotta dagli elettroni diffusi elasticamente dai neutrini:
Gli elettroni sono quelli dell’acqua contenuta in una grande “ piscina” sotterranea, profonda 50 m, le cui pareti sono ricoperte da rivelatori di luce (fotomoltiplicatori). La luce è prodotta dagli elettroni o da altre particelle che viaggiano ad alta velocità nell’acqua, a seguito della diffusione da parte del neutrino.
I rivelatori di neutrini solari sono sensibili ai neutrini elettronici (quelli che vengono dal Sole, appunto). Se tali neutrini oscillassero durante il loro viaggio dal Sole alla Terra potrebbero, per valori opportuni dei parametri di oscillazione, arrivare come neutrini di un tipo diverso sulla Terra (“nm” o “nt”) e non essere quindi rivelati. Ciò può produrre l’osservata mancanza di “ne” rispetto alle predizioni della teoria. I risultati sperimentali ottenuti combinando le misure dei vari esperimenti supportano fortemente questa ipotesi.