a cura di Anna Maragno
«Passano stelle e stelle in lenta corsa;
emerge dall’azzurro la grand’Orsa»1
Ad noctem: candele orarie, orologi ad olio, notturnali
Per secoli, il tempo durante la notte fu misurato attraverso candele orarie, orologi ad olio e notturnali. I notturnali, strumenti di raffinata costruzione, continuarono ad essere impiegati anche dopo l’introduzione dei primi orologi, soprattutto in tutte le situazioni in cui questi ultimi non potevano essere adoperati, ad esempio a bordo delle navi.
Figura 1. Notturnale realizzato in Francia nel XVII secolo, in ottone dorato. Nella fotografia a sinistra, è possibile notare come la faccia recta sia composta da diversi dischi concentrici girevoli, dotati di indici, bussola e gnomone. Data la presenza di quest’ultimo, lo strumento poteva fungere anche da orologio solare. Sulla faccia versa, nella fotografia a destra, sono visibili linee orarie e un piccolo gnomone reclinabile. Probabilmente l’oggetto era parte delle collezioni medicee ed è ora conservato presso il Museo Galileo, a Firenze.
Credits: https://catalogo.museogalileo.it/oggetto/Notturnale_n05.html
Candele orarie: il tempo nel fuoco
Il mese scorso abbiamo trattato alcuni strumenti di misura del tempo indipendenti dal Sole e dalle stelle, ossia le clessidre ad acqua e a sabbia e gli orologi a incenso.
Descriveremo ora alcuni dispositivi utilizzati per scandire i ritmi del tempo durante la notte.
Sebbene non sia noto con certezza quando le candele orarie iniziarono a essere impiegate, la loro presenza è attestata in Cina sin dal IV secolo d.C. e furono utilizzate anche in Giappone almeno fino al X secolo d.C. Si trattava di candele con alcuni segni incisi sulla superficie laterale: quando la fiamma raggiungeva tali punti, era possibile dedurre quanto tempo era trascorso dal momento dell’accensione.
Nel mondo occidentale, secondo la leggenda, le candele orarie furono introdotte da Sant’Alfredo il Grande (849 d.C. - 899 d.C.), re di Wessex. Misurando sperimentalmente la quantità di cera consumata in un dato intervallo di tempo, egli fu in grado di incidere sulla candela piccole scanalature equidistanziate. Nel Regno Unito queste candele furono, dunque, comunemente chiamate "King Alfreds" in suo onore. Guglielmo di Malmesbury (1080 o 1095 d.C. - 1143 d.C.), nella sua De gestis regum Anglorum, narra infatti che Sant’Alfredo divise le 24 ore del giorno in modo da impiegarne 8 nella scrittura, nella lettura e nella preghiera, 8 nel ristoro del corpo e 8 nel compiere i doveri di regnante. Nella sua cappella personale, ardeva un cero composto da 24 divisioni e un attendente aveva il compito di osservare la candela e di informare il re, a intervalli regolari, del tempo trascorso.
Le più complesse candele orarie della Storia furono, però, opera di Ibn al-Razzāz al-Jazarī (1136 d.C. – 1206 d.C.), uomo sapiente ed erudito in molte arti. Nel 1206 costruì un vero e proprio "orologio a candela" dotato di un quadrante per visualizzare l’ora e di una serie di meccanismi automatici particolarmente sofisticati.
Figura 2. L’orologio a candela di Ibn al-Razzāz al-Jazarī illustrato nel suo trattato del 1206, in lingua araba, sui meccanismi automatici (Il libro della conoscenza di dispositivi meccanici ingegnosi). Il manoscritto qui riportato è databile agli inizi del XIV secolo.
Orologi ad olio
Anche questi destinati a uso notturno, gli orologi ad olio misuravano il tempo attraverso un processo di combustione: la fiamma consumava il carburante a intervalli costanti di tempo, come la cera delle candele orarie. Tali orologi consistevano in lanterne solitamente costituite da un’ampolla di vetro inclusa in una lucerna di peltro. Su quest’ultimo materiale erano incise le ore notturne in numeri romani, dalle ore 6 della sera alle 6 del mattino. Dunque, per 12 ore la lanterna rimaneva accesa e l’olio rimasto nell’ampolla, scendendo man mano di livello, segnalava il trascorrere delle ore. A volte erano indicate anche le mezze ore. Orologi di questo tipo furono largamente utilizzati in tutta Europa fra il XVI e il XVIII secolo.
Figura 3. Orologio ad olio del XVIII secolo appartenente alla Collezione Vinicio Biagini a Pieve di Nievole, in Toscana.
Credits: http://www.ricordipievarini.it/museov.php?id=18
Il notturnale
Il notturnale (o notturlabio) permette di misurare le ore durante la notte le stelle.
Il suo funzionamento è basato sulle posizioni della Stella Polare (in corrispondenza del Polo Nord Celeste) e di due stelle dell’Orsa Maggiore, Dubhe e Merak, chiamate "puntatori". Poiché, come si è detto, la Stella Polare si trova al Polo Nord Celeste, tutte le altre stelle sembrano ruotarle attorno in senso antiorario, compiendo un giro completo in un giorno. Si tratta di un moto apparente delle stelle dovuto alla rotazione della Terra attorno al proprio asse. Dato che, nell’emisfero settentrionale, la proiezione dell’asse terrestre sulla sfera celeste intercetta esattamente la Stella Polare, quest’ultima appare ferma durante il moto apparente di tutti gli altri astri che le ruotano attorno.
Per utilizzare il notturnale bastano pochi ma precisi passaggi. Tenendo il manico perpendicolarmente al suolo, si mira alla Stella Polare attraverso un piccolo foro posto al centro dello strumento. La parte esterna del notturnale reca l’indicazione dei mesi e dei giorni dell’anno, o un equivalente calendario zodiacale: è necessario fissare con un indice il giorno in cui si effettua l’osservazione. In tal modo, poiché le stelle si muovono a seconda del giorno e dell’ora, il quadrante orario dello strumento risulta correttamente orientato rispetto alle stelle. Si dispone quindi un secondo indice, chiamato "alidada", in modo da sfiorare i due puntatori nell’Orsa Maggiore, Dubhe e Merak. Così, come la lancetta di un orologio, l’alidada, rispetto all’indice del giorno preso come riferimento, intercetta sul quadrante l’ora della notte.
Trattandosi di uno strumento trasportabile e molto sensibile, era una presenza costante a bordo dei velieri e delle navi che solcavano i grandi mari tra il XV e il XVIII secolo. Cadde definitivamente in disuso alle soglie del XIX secolo.
Figura 4. Notturnale di fattura italiana, in ottone, databile tra la fine del XVI secolo e gli inizi del XVII secolo. È costituito da due dischi sovrapposti: l’inferiore reca le indicazioni dei giorni, dei mesi e dei segni zodiacali, mentre il superiore presenta alcune divisioni numeriche. Proveniente dalle collezioni medicee, oggi lo strumento è conservato presso il Museo Galileo, a Firenze.
Credits: https://catalogo.museogalileo.it/oggetto/Notturnale_n06.html
Note
1. Giovanni Pascoli, Rammarico, in Myricae, sezione Tristezze, II, versi 5-6.
Bibliografia
Bedini, S. A., The Trail of Time. Time Measurement with Incense in East Asia, Cambridge University Press, New York, Melbourne, 1994
Giles, J. A., William of Malmesbury’s Chronicle of the Kings of England. From the Earliest Period to the Reign of King Stephen. With Notes and Illustrations, Henry G. Bohn, London, 1847
Hill, D. R. (translated and annotated by), The Book of Knowledge of Ingenious Mechanical Devices by Ibn al-Razzāz al-Jazarī, D. Reidel Publishing Company, Dordrecht, Boston, 1974
Jünger, E., Il libro dell’orologio a polvere, Adelphi, Milano, 1994
Mondschein, K., On Time. A History of Western Timekeeping, Johns Hopkins University Press, Baltimore, 2020