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Morten Brask

La vita perfetta di William Sidis

Iperborea

Chi di noi non ha mai sognato di essere un 'genio' invidiando le grande menti del passato che con le loro idee e scoperte hanno rivoluzionato il mondo?
Tuttavia la genialità ha un prezzo tremendo da pagare: la solitudine e l'incomprensione da parte delle persone cosiddette 'normali' che per paura o invidia tendono ad allontanare da se il 'diverso' (anche se palesemente più dotato!). In questo bel libro, avvincente come un giallo, si narra la storia di un matematico di grande talento vissuto negli Stati Uniti all'inizio del XX secolo. Un uomo che sin da bambino mostrava un talento matematico sconcertante  dissertando e discutendo a sei anni  con gli esperti di Harvard ribattendo a tono su concetti di geometria che persino matematici illustri faticavano a comprendere. Non solo matematica: alla stessa età William Sidis  leggeva e parlava correntemente sette lingue! Insomma un bambino prodigio che tutti riconoscevano come destinato a grandi cose. Tuttavia la sua vita fu molto diversa da quello che possiamo immaginare. E certo non perché lui volesse isolarsi dal resto del mondo. Desideroso di partecipare agli eventi che sconvolsero il novecento, traduceva agli immigrati le idee del socialismo e della giustizia sociale. Ma ciò non gli fu sufficiente per guadagnarsi un posto nella società che anzi lo derise ed emarginò. Si ritirò presto in un grigio anonimato, rifiutando razionalmente di utilizzare e mostrare la sua mente brillante e morendo giovane e solo.  Il libro trae spunto dalla vita di William Sidis per interrogarsi circa il rapporto tra genio e felicità: l'uomo é un animale sociale e la sua diversità', anche se in talentuosa, lo emargina dal resto del branco esattamente come succede per la pazzia. La solitudine del genio ed il suo rapporto con la vita che diventa insopportabile sino al punto di vivere in solitudine o  inventarsi una personalità grigia e mediocre in modo da non fare paura a nessuno ma anzi essere compatiti e magari amati. E' strano, ma la storia e' certamente piena di casi del genere: non un elogia alla mediocrità ma piuttosto una presa d'atto che la vita perfetta non esiste.

(Aprile 2014: SxT-libroalmese)/Marco Battaglieri