Enrico Fermi. L'ultimo uomo che sapeva tutto.
di David N. Schwartz
Solferino
Ean 9788828201052
David Schwartz, anche se lavora nell’ambito delle scienze politiche, è stato figlio di un Nobel per la fisica, ha respirato scienza fin da bambino e, seppur la sua famiglia abbia soltanto “sfiorato” Fermi, ha scritto una magnifica e completa biografia sul più grande fisico italiano mai nato, forse secondo solo a Galilei.
Le scoperte scientifiche, la situazione storica e quella familiare avanzano di pari passo nelle oltre 500 pagine del libro senza mai stancare il lettore, spiegando concetti necessariamente complicati con termini semplici e non rivolti ai soli esperti del settore.
I 53 anni di Fermi si svolgono nella prima metà di un secolo complicato, dove il piccolo Enrico muove i primi passi in una Roma, e quindi un’Italia, travolta dalla Grande Guerra e che si appresta a vivere gli anni bui del fascismo. Fortunatamente la condizione medio borghese della famiglia Fermi fa sì che il genio del piccolo Enrico possa emergere fin da piccolissimo.
La prima parte del libro si sviluppa tra gli studi a Pisa, i colleghi e le ricerche da Nobel dell’istituto di fisica di via Panisperna di Roma e il tentativo di traghettare la fisica italiana dalla vecchia spettroscopia alla moderna fisica nucleare. Il giro di boa, nella vita di Enrico, è l’assegnazione del Nobel per la fisica nel 1938 e l’emigrazione negli Stati Uniti a causa delle leggi razziali che opprimevano la moglie Laura, di origini ebree.
La seconda parte del libro tratta quindi del Fermi americano, post nobel, impegnato nel ben oneroso e drammatico sviluppo del progetto Manhattan fino ai lavori della oramai matura, seppur bisognosa di risultati, fisica nucleare e meccanica quantistica che lo scienziato svolge tra l’Università di Chicago e la Columbia di New York.
Nella parte conclusiva del libro sono riportati i brevi soggiorni italiani prima della morte e l’immensa l’eredità morale e scientifica tramandata alle future generazioni di scienziati.
Per descrivere Fermi basterebbe dire che 7 dei suoi studenti sono diventati a loro volta premi Nobel. Tutti riconoscono nel loro mentore l’insegnamento del metodo, del rigore e dell’apertura dei ragionamenti a tutti i campi della fisica allora conosciuti… e anche sconosciuti, dato che non è raro trovare una frase o una considerazione quasi preveggente su un argomento che verrà scoperto o capito solo in futuro.
Fermi è un genio metodico, assillato dalla conoscenza della fisica e consapevole di non porter sbagliare! Sente il peso della responsabilità, ma alla fine è sempre la fisica la maestra alla quale dare conto. Questo forse lo tranquillizza… per quanto possibile.
Un commento molto personale che aggiungo è che ho terminato il libro con una piccola amarezza. La figura di Fermi che ne viene fuori è indubbiamente quella una persona geniale, gentile, onesta, a cui si affianca la sua completa indifferenza per ogni cosa che non sia la scienza. A Fermi piace praticare sport, ma non si preoccupa molto della situazione politica, non moltissimo della sua famiglia e non è chiaro se abbia mai letto libri di letteratura o sentito musica. Penso quindi che se l’avessi conosciuto, accanto alla profonda ammirazione scientifica, non avrei trovato in lui molte più cose interessanti da condividere.
(giugno SxT-libroalmese) // Pasquale Di Nezza