qualcosalafuoriQualcosa, là fuori
Bruno Arpaia
Guanda


Questo mese il libro che vi racconto non è un libro strettamente scientifico, ma un romanzo, un breve romanzo che rientra senza dubbio nella categoria della (fanta)scienza. Quella fantascienza distopica che più che abbacinare con mirabilie tecnologiche non troppo verosimili alla Star Wars (divertenti, per carità) racconta storie di gente normale, sul nostro pianeta, in situazioni realistiche, verosimili, ma un po' differenti da quelle che viviamo attualmente noi cittadini dell'Occidente, immaginate modificando leggermente e estremizzando risultati scientifici consolidati. Il nostro qui si addentra nelle conseguenze del riscaldamento del pianeta e sposa, ai fini narrativi, le tesi di stimatissimi scienziati come James Hansen o di ambientalisti come Bill McKibben, convinti che il punto di svolta del cambiamento climatico fosse ad una concentrazione di CO2 di 350 ppm, una soglia ampiamente superata (lo scorso 25 Aprile abbiamo passato il limite delle 410 ppm!). I sostenitori del limite a 350 ppm ritengono che le pur cupe previsioni dell'IPCC non tengano conto di molti feedback positivi (nel senso tecnico della parola, che rafforzano il fenomeno all'esame) della complessa macchina del clima. Lo scioglimento dei ghiacciai artici riduce l'albedo e aumenta l'assorbimento della radiazione solare alle alte latitudini, così che l'oceano polare si scalda sempre più, i ghiacci si sciolgono ancora e così via, in un circolo perverso. Analogo feedback che l'IPCC potrebbe aver sottostimato è il rilascio del metano (un gas serra assai più potente del biossido di carbonio) dal permafrost e dagli idrati metaniferi. Giuste o meno che siano le teorie di Hansen (e non solo) il romanzo le assume per vere e disegna un quadro di quella che potrebbero essere l'Italia e l'Europa continentale di qui a non molti decenni nel futuro. I meriti della storia, molto ben narrata, con un ritmo quasi da action movie (a parte il protagonista, i personaggi sono solo abbozzati), sono molteplici. Una storia è forse più efficace di cento tabelle e articoli scientifici per farci riflettere sulla pervicace resistenza a ridurre drasticamente il consumo di combustibili fossili, quando i primi avvertimenti sul rischio dell'effetto serra risalgono addirittura ai primi del Novecento. Ma un altro grande merito della storia è, spero, quello di far vedere con occhi diversi le ondate migratorie provenienti da paesi che, in qualche misura, questi scenari apocalittici li stanno vivendo già ora. E' un romanzo e dare altri dettagli sarebbe scorretto e rischierebbe di togliervi il piacere della lettura. A me è piaciuto e l'ho anche regalato. Spero che piaccia anche a voi

(Giugno 2017 SxT-libroalmese)//Dino Esposito