La rinascita del tempo

di Lee Smolin

Einaudi


 

Il mistero del tempo resta uno dei grandi problemi irrisolti della fisica. La contraddizione stridente tra cocci che non si ricompongono, frittate che non tornano ad essere uova e l'invarianza delle equazioni fondamentali rispetto al parametro t è l'evidente prova, se ce ne fosse stato bisogno, che qualcosa di profondo manca ancora alla nostra comprensione dell'Universo, con tanti saluti alle Teorie del Tutto che con gran clamore venivano annunciate come cosa quasi fatta. Newton parlò del «... tempo assoluto, vero, matematico, in sé e per sua natura senza relazione ad alcunché di esterno...»; l'evoluzione della meccanica classica ne ha cambiato poi il ruolo ed il tempo è diventato il parametro matematico che descrive la traiettoria che la rappresentazione matematica di un sistema fisico percorre nello spazio delle configurazioni, statico e senza tempo: condizioni iniziali e equazioni del moto predeterminano completamente il futuro, che di fatto non esiste, è già scritto nelle formule. Questa concezione del tempo, resa celebre da Laplace, non si modifica neanche con la rivoluzione einsteniana che pure riporta il tempo nell'Universo fisico, “spazializzandolo” e rendendolo, con le sue peculiarità, la quarta dimensione dell'universo blocco, lo spazio-tempo della Relatività in cui gli eventi tutti coesistono e la differenza tra passato e futuro sfuma; nessuno meglio dello stesso Einstein poteva renderlo meglio quando scrisse, nella toccante lettera alla moglie del suo defunto amico Michele Blesso, «Michele è partito da questo strano mondo, un poco prima di me. Questo non significa nulla. Le persone come noi, che credono nella fisica, sanno che la distanza fra passato, presente e futuro non è altro che una persistente cocciuta illusione». Il libro di Smolin, versione divulgativa di un testo più impegnativo scritto a quattro mani con il filosofo brasiliano Roberto Mangaibeira Unger, si pone l'ambizioso obiettivo di rifondare la cosmologia scientifica, partendo dal ridare al tempo una realtà ontologica primaria. Nel percorso che porta verso alcune proposte speculative, Smolin analizza con grande acutezza i limiti dell'attuale approccio alla cosmologia, basato sull'estensione all'Universo intero delle nostre principali teorie: Teoria dei Quanti e Relatività Generale. Nel far ciò introduce una definizione illuminante: “ la fisica in una scatola”. Con questa espressione Smolin si riferisce a tutta la fisica che conosciamo e che si applica ad astrazioni come i sistemi isolati, che isolati non possono essere perché la gravità è universale, come i sistemi quantistici isolati, quando sappiamo che dopo un'interazione i sistemi diventano inseparabili, ed, in generale, a sistemi a cui si applicano condizioni iniziali che non sono e non possono essere parte del sistema descritto e che quindi presuppongono un “ fuori” ed un osservatore esterno. Questa fisica non può essere semplicemente applicata all'Universo nella sua interezza, le cui condizioni iniziali dovrebbero essere imposte da un qualcosa di esterno all'Universo stesso, il che non torna se per Universo intendiamo davvero tutto e non un altro sottosistema di un insieme più grande. Da cui l'affermazione ben argomentata che i limiti delle nostre migliori teorie (Modello standard e Relatività generale) derivano dal loro essere solo teorie approssimate, affermazione peraltro neanche sconvolgente, dato che le due teorie sono incompatibili.Ma benché si tratti di cosa nota, almeno ai fisici, la critica all'estensione di queste teorie all'intero universo è acuta e convincente. Così come è convincente la critica a una certa moltiplicazione di universi, causalmente scollegati, con cui la fisica sfuma nell'esoterismo o nella religione. Poiché distruggere è più facile che costruire, dopo l'eccellente critica dell'esistente, la parte relativa alle proposte è dichiaratamente più speculativa. Smolin affronta la parte propositiva avanzando ipotesi su quello che potrebbe essere il punto di partenza di un nuovo programma cosmologico, nel quale il tempo ed il cambiamento, fino all'evoluzione delle stesse leggi che regolano l'universo, assumono il ruolo di protagonisti. Benché non sempre convincenti, il che non sorprende trattandosi appunto di proposte anche molto innovative di un programma appena iniziato, non si può non apprezzare il fatto che Smolin ribadisca una volta di più, come già fatto nei suoi libri precedenti, che sta facendo scienza e quindi ogni idea è corredata da una possibile misura che possa falsificarla, almeno in teoria. Cosa non da poco mentre vengono autorevolmente proposte teorie che dovrebbero essere accettate solo per la loro “ bellezza”. Non è un libro che possa dare risposte, ma uno che pone problemi e suggerisce una gran quantità di spunti di riflessione. E, più di tutto, ci ricorda che la scienza non è un qualcosa di statico, ma un'impresa umana che ripensa continuamente sè stessa alla ricerca di una maggiore chiarezza nella capacità di “spiegare” e dare un senso alla realtà che ci circonda e alla nostra vita. Leggetelo! Non ve ne pentirete!

(LUGLIO 2015: SxT-libroalmese)/Dino Esposito, Fisico