Homo. Arte e scienza
di Pietro Greco
Di Renzo Editore
Isbn 9788883235412
Non solo per gli appassionati di scienza, ma anche per chi si dedica alla scienza per lavoro, la pubblicazione di un nuovo libro di Pietro Greco è sempre un evento. Questa volta il tema scelto dall’autore, e cioè la relazione tra arte e scienza, non è nuovo nel panorama bibliografico, ma è sicuramente unico il modo in cui lo scrittore lo affronta.
Si incomincia con un excursus storico che parte con l’ardita ricerca della data di nascita dell’arte, intesa nella nascita del senso estetico dell’uomo. Ma poi il senso estetico è ad appannaggio della sola specie umana?
Il gusto e il pensiero astratto è una questione genetica o culturale? Il libro presenta una parte molto interessante sullo sviluppo dell’”Homo Aestheticus” e dell’intreccio con la Neuroestetica.
Il parallelismo arte-scienza prende poi corpo nel tempo: “Sovente ho messo piede sui ponti che uniscono la cultura scientifica con quella letteraria scavalcando un crepaccio che mi è sembrato assurdo.”, ci ricorda Greco con una frase di P. Levi.
Da punti di vista diversi, artisti e scienziati vogliono entrambi capire com’è fatto il mondo ed ecco che nascono le relazioni tra scienza e musica, letteratura, poesia, pittura. Quando ci si può spingere nel dire che Einstein e Picasso o Mandelbrot e Pollock trattano temi simili? Sicuramente sono figli dello stesso tempo e soggetti a stimoli esterni comuni, sostiene Greco. Questo li porta a sviluppare sorprendenti tematiche in relazione tra loro, come è sorprendente disquisire di un Dante Alighieri teorico della democrazia scientifica.
Personalmente mi dispiace molto non essere d’accordo con l’affermazione di uno dei padri della fisica moderna P. Dirac che afferma che “È più importante che le equazioni siano belle piuttosto che in accordo con gli esperimenti”, mentre mi fa piacere leggere l’affermazione di W.Pauli quando dice che “non si può comprendere il mondo senza suonare il piano” … anche di tutto questo tratta il libro in questione.
Le pagine scorrono poi per arrivare ad affrontare le grandi tematiche di come la scienza diffonde nello spazio delle arti e come quest’ultime, a loro volta, si diffondono nello spazio delle scienze diventando esse stesse scienza.
Ma poi ci rimane un dubbio, citando ancora Greco: ma perchè gli umanisti non si vergognano a non saper fare una proporzione e uno scienziato ritiene assurdo non conoscere Shakespeare o Dante?
Il libro si conclude con il mostrare l’importanza della comunicazione scientifica. Ogni volta che l’uomo ha affrontato un passaggio epocale ha ristrutturato e riarrangiato i suoi rapporti sociali, umani e ambientali.
Questa volta è la scienza che ci sta guidando verso la nuova epoca e appare evidente che occorre (specie in questi tempi) dare una coscienza, oltre che una conoscenza, scientifica a questo paese. Sicuramente il libro di Greco costituisce una tappa in questo lungo, ma necessario, processo.
(novembre SxT-libroalmese) // Pasquale Di Nezza