Un libro al mese
Lee Smolin ; Traduzione di Simonetta Frediani
Giulio Enaudi Editore - Saggi 2007
368 ISBN 9788806170172
Dalla metà del secolo scorso i fisici tentano di conciliare meccanica quantistica e relatività generale. Molti fisici teorici negli ultimi decenni si sono covnvinti che l‘unica soluzione possa essere la teoria delle stringhe, che suppone l’esistenza di altre dimensioni spaziali oltre le tre di cui abbiamo percezione. Nell’aggiornamento di dicembre di questa rubrica è stato recensito Paesaggio Cosmico nel quale Leonard Susskind, uno dei più noti stringhisti, illustra gli aspetti di questa ipotesi che tuttavia divide gli studiosi in due gruppi opposti inconciliabili. Questo mese è quindi il turno di Lee Smolin, anche lui fisico teorico di fama mondiale, anche lui autore di vari libri divulgativi di successo, che sulla teoria delle stringhe non ha lo stesso entusiasmo di Susskind come ci fa immedianatemnte capire il titolo del suo libro: Un universo senza stringhe.
Smolin è tra quelli che accusano i sostenitori delle stringhe di proporre una teoria a-scientifica poiché essa non sembra avere alcun possibile collegamento con aspetti sperimentali controllabili e non presenta i requisiti di falsicabilità necessari affinché una costruzione matematica possa essere considerata una teoria di scienza. Nel libro, partendo dalla critica alla teoria delle stringhe, Smoolin ci fa riflettere su cosa sia la scienza, su come essa progredisca. Con una scrittura semplice, scorrevole, comprensibile a tutti egli analizza gli aspetti critici della teoria. Smoolin illustra gli attuali paradigmi consolidati della fisica moderna e ne analizza gli aspetti irrisolti ribadendo sempre come sia necessario cercare di risondere alle domande senza sconfinare nel metafisico. E‘ l’eterno dilemma tra le fasi della scienza normale e della scienza nuova descritte da Khun. Sullo sfondo della narrazione vari personaggi illustri della scienza degli ultimi 30 anni. Tra gli altri Sheldon Glashow e Steven Weinberg, premi Nobel della fisica per il loro contributo fondamentale alla edificazione del Modello Standard. Di essi Smoolin elogia la gradezza scientifica, ma svela anche molti limiti umani. Alcune pagine sono dedicate a Feyerabend il filosofo della scienza con il quale Lee Smolin ebbe una lunga comunanza di ammirazione e amicizia. Un cameo letterario e storico che da solo giustificherebbe la lettura di questo libro che, nel suo complesso, costituisce uno straordinario viaggio tra sfide e contraddizioni, alla ricerca del perché la scienza funzioni sempre cosi bene.
(Febbraio 2013: SxT-libroalmese)/Franco L. Fabbri